CRONACHE DA CREMONA. LA MESSA PIÙ DIFFICILE
La tv rimanda l’immagine della Cattedrale deserta con le prime file dei banchi vuote. Dietro, hanno tolto le sedie. Su una di quelle sedie, ogni domenica, alla messa delle 11, si accomodava l’amata Minnie. Stamane, il nostro banco, la nostra sedia è il divano del salottino, distanziate l’una dall’altra, io con mascherina per eccesso di zelo. E da qui, dal divano, lontane, ma vicine in questa strana Pasqua, seguiamo la messa celebrata dal nostro vescovo di Cremona, Antonio Napolioni. Sull’altare, altre sedie vuote, quelle per i sacerdoti. Lì si sarebbero accomodati monsignor Vincenzo Rini e monsignor Alberto Franzini, il parroco del Duomo, il mio amato parroco, entrambi uccisi dall’invisibile bastardo con altri sette preti della diocesi. L’organo, la tromba, le letture, il Vangelo, l’omelia. Oggi, Domenica di Pasqua, lascio la parola al vescovo. E vi restituisco, qui, la sua toccante omelia. Mi permetto un consiglio: leggetela, credenti e non credenti.
