ITALIA? È QUESTA EUROPA DELLA FINANZA IL PROBLEMA

ITALIA? È QUESTA EUROPA DELLA FINANZA IL PROBLEMA

“Non credo sia stampando moneta in proprio che si risolve il problema di un’ Europa diversa e meno egoista; ad esempio: qualcuno ha ragionato sul fatto che l’Olanda non appoggi il corona bond giacché se lo facesse e dovesse successivamente assumersi parte di quel debito, la propria condizione di impegno economico privato la metterebbe nella impossibilità di mantenere l’impegno? Dunque, se così fosse, sarebbe evidente che i parametri adottati per l’ingresso nell’euro non hanno volutamente tenuto conto di certe situazioni interne penalizzandone altre; sta di fatto che il nostro debito pubblico continua ad essere acquistato giacché gli investitori stranieri e quelli europei in primis sanno che, andasse male, loro avrebbero comunque come riprendere l’investimento; da qui l’invenzione della Troika e da essa anche un possibile e forse probabile ricorso ad un prelievo forzato sui conti correnti qualora non fosse esigibile un debito pubblico. Perciò ricorrere al MES, senza precise e chiarissime mancanze di condizioni è una trappola possibile anzi probabile dalla quale bisogna guardarsi. Risulta evidente, detto anche questo, che è QUESTA EUROPA IL PROBLEMA, non il MES che ne è una sua derivazione, né gli Olandesi e neppure i tedeschi che fanno, scusate il francesismo, i galli sulla merda.”(Francesco Briganti) Questa osservazione apre occhi e mente e fa riflettere. Mi piacerebbe sapere se i consiglieri economici del governo ci siano arrivati. Nutro dei dubbi. Per un semplice motivo: se ci fossero arrivati non si sarebbe aperto un dibattito fra le varie anime della maggioranza fra Mes con Condizioni, senza condizioni o con/senza condizioni vessatorie. Parlando oggi di politica con amici ho riscoperto la bellezza di idee e la voglia di fare che proprio nei momenti di maggiore sofferenza hanno consentito all’Italia di risorgere dalle sue ceneri. Il fermento che ho riscontrato mi ha fatto risorgere dalla letargia in cui la cattivita’ mi ha costretta. Un anelito che non possiamo permetterci il lusso di disperdere. Quando tutto questo finira’ la societa’ che avremo davanti avrà il volto mutato. Sotto la mascherina la paura, l’ansia, la preoccupazione per il futuro avranno dato una piega amara alle nostre labbra. E, come diceva Ungaretti il paese più straziato da questa guerra sarà il nostro cuore. Ma resteranno macerie sociali ed economiche non meno imponenti. Su queste danzeranno gli sciacalli. Dovremo essere pronti. Dovremo saturare gli spazi. Anzi dobbiamo gia’ da adesso vigilare sulla Costituzione e le libertà sospese. Se il Dopo per i Diritti delle genti e dei lavoratori, sarà come il Prima non sarà il virus ad avere vinto, non saremo noi ad averlo sconfitto. Sarà la Storia a decretare che fummo stolti al punto di sacrificare al dio economia , la Dignita’ e la Libertà che un virus ci aveva fatto capire essere unici valori a contare. I have a dream: che si formi una forza politica unitaria, coesa, compatta il cui precetto è : dal popolo, col popolo, per il popolo. Quello stesso popolo che ha pagato sulla sua pelle, per il malgoverno di lustri balordi, addii silenziosi e solitari di persone amate e la negazione della propria libertà, in ultimo l’onta di chiedere assistenza e di attendere una elargizione che ” l’ Europa solidale a tempo” fa pesare come carità pelosa e umiliante.