ANNIVERSARI. RICORDANDO CAMUS CON THE CURE: KILLING AN ARAB, CANZONE MALEDETTA

ANNIVERSARI. RICORDANDO CAMUS CON THE CURE: KILLING AN ARAB, CANZONE MALEDETTA

Robert Smith (Blackpool, 1959),frontmandei The Cure scrisseKilling an Arabquand’era uno studente sedicenne: la canzone era “un piccolo tentativo poetico di condensareLo stranierodi Camus”. Se conoscete il libro (Gallimard, 1942) o il film di Visconti (1967), ne ricorderete il protagonista, Mersault, divenuto a torto o a ragione un anti-eroe dell’esistenzialismo. “Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so”, questo l’incipit del romanzo di Camus, scomparso il 4 gennaio di sessant’anni fa. Ci presenta l’étrangerossia l’estraneo, l’outsiderMersault, francese che vive a Tunisi, fuori da ogni convenzionale atteggiamento di lutto, all’apparenza senza emozioni. Nella prima parte del libro, privo di una vera volontà a riguardo, su una spiaggia Mersault scarica addosso a un arabo la pistola presa in prestito da Raymond, ambiguo amico. I can turn and walk away/ Or I can fire the gun/ Staring at the sky/ Staring at the sun/ Whichever I choose/ It amounts to the same/ Absolutely nothing I’m alive/ I’m dead/ I’m a stranger/ Killing an Arab Come altri gruppi dell’epoca, che formarono il famigerato movimentogoth, Robert Smith e The Cure amavano e citavano poeti e romanzieridarke particolarmente inquieti: Camus come Kafka e Poe, Blake e Wilde, Baudelaire e Rimbaud. Fraintesa sempre, cantata in coro dall’estrema destra, agli esordi dellaband,Killing an Arabcostò a The Cure il primo contratto discografico. Fu comunque il singolo d’esordio del gruppo: uscì in Inghilterra nel dicembre del 1978, come apripista dell’albumBoys Don’t Cry. Quando venne pubblicata in America, la canzone maledetta fu “attenzionata” da un avviso sullacoverdel disco, mentre Smith continuava a ripetere alla stampa, come in un’intervista alNME, il suorefrain: “se l’arabo fosse stato uno scandinavo, nessuno avrebbe avuto da ridire”. Per paradosso la canzone, oltre a ispirarsi a Camus, fa un passo in più, suggerendo nella parte finale una vicinanza, assente nel libro, tra il narratore e la vittima: “Staring at myself / Reflected in the eyes / Of the dead man on the beach” (questa la lettura di Ellie M Hisama, docente di musicologia alla Columbia University). Nonostante tutto,Killing an Arabverrà bandita dalle radio Usa dopo l’11 settembre 2001 e gli stessi The Cure non la suonerannolivefino al 2005. La trasformeranno poi di volta in volta inKissing An Arabo, meglio, inKilling Another(un altro). Ma l’esecuzione senza censura nel concerto di Hyde Park del 2018, per i quarant’anni dall’esordio dellaband, subisce critiche ulteriori. Il blogger di origine libanese Nahla Al-Agelo afferma che “is wrong and terribly irresponsible to be singing about the killing of anyone”. Siamo in piena surrealtà. La stessa che spinge, anche di recente, Catherine, figlia di Camus, a scendere in campo per difendere il padre dall’accusa di essere un colonialista: Camus era interessato in egual misura, secondo Catherine, “sia al destino dei musulmani, sia a quello dei francesi, in Algeria”. OggiKilling an Arabè disponibile inBoys Don’t Crye nella raccolta di singoliStanding on a Beach,sulla cuicoverappare il viso solcato da profonde rughe di John Button, pescatore in pensione e protagonista delvideoufficiale del brano, girato nel 1985. Ilclipsposta prudentemente al nord, nel piccolo porto di Rye, sulle spiagge della Manica, l’episodio cantato da Smith. Ma l’anziano Button è decisamente disarmato. Secondo il biografo dellabandJeff Apter, il pescatore avrebbe dichiarato: “Se posso dare una mano a dei giovani, lo faccio; poi mi comprerò un giradischi, e li ascolterò”. Foto di Robert Smith di Mr. Rossi (2019)