LA FILA AL SUPERMERCATO, C’È CHI LA FA PER SCAMBIARE DUE CHIACCHERE

LA FILA AL SUPERMERCATO, C’È CHI LA FA PER SCAMBIARE DUE CHIACCHERE

Giornata splendida di sole qui a Roma, il giornale chiuso ieri sera, insomma stamattina verso le nove e mezza mi stiro pigro e mi dico: già, andiamo a vedere com’è la situazione giù al Pam, che ho finito le Ceres e il Napisan. Guanti, mascherina etc, affronto il mondo e girato l’angolo vedo che la coda è accettabile dai, sono in cinque, io il sesto. Tra l’altro si sta proprio bene, il sole riscalda l’anima e le ossa, ovviamente non c’è traffico, si sentono gli uccellini contenti e mi viene un po’ di buon umore pure a me. Mi apposto quindi dietro l’ultima sciura in fila, un’anziana munita di regolari dpi di contrabbando, quelli che vendono i cinesi in piazza Vittorio e di cui posseggo alcuni esemplari anch’io. La signora chiacchiera a decibel assai robusti con una coetanea che distanziatamente la precede, anch’ella mascherata allo stesso modo, la mano appoggiata a un carrello della spesa vuoto. Capisco in breve che le due urlanti si conoscono e il primo argomento che colgo riguarda una terza signora del quartiere, quest’ultima disgraziatamente assente in quanto deceduta in settimana. Seguono dettagliate analisi da parte delle mie due signore sulle patologie pregresse della defunta, quindi l’elenco dei di lei parenti conosciuti a entrambe. Intanto uno esce dal Pam, io divento il quinto. Le mie due signore avanzano in sincrono mantenendo perfetta distanza e passano a discettare, sempre ad alta voce, sulle patologie proprie, ognuna lamentando mali tutto sommato non immediatamente letali, in ispecie sciatalgia e pressione un po’ alta. Una delle due aggiunge anche lieve perdita dell’udito (dev’essere per questo che urlano entrambe, pur stando solo a un metro e mezzo di distanza). Comunque alla fine le due dialoganti convengono che nel complesso grazie a Dio la salute c’è ancora e finché c’è la salute c’è tutto, non come la deceduta di cui sopra. Esce un altro cliente, divento il quarto. A quel punto fortunatamente l’oggetto del dibattito che si svolge di fronte a me vira radicalmente, spostandosi sulla gastronomia pasquale, categoria dello scibile nella quale sembrano entrambe ferratissime. Nel giro di un quarto d’ora ho piena contezza delle specialità ai fornelli di ciascuna, delle intenzioni culinarie in vista di domenica, dei generi mancanti per raggiungere la perfezione a cui ambirebbero e infine del numero di invitati nelle rispettive abitazioni. Che, a quanto capisco, seppur ridotto non sarà del tutto azzerato. Esce un ulteriore cliente, divento il terzo. Allora, vedendo che la prima delle due parlatrici non si muove, con un gesto della mano cortese ma assertivo le indico l’ingresso del Pam, che peraltro ha esattamente di fronte, non può mancarlo. Poi prende fiato: «No no, vada vada, noi abbiamo tutto, siamo solo qui a far due chiacchiere».