ABOLIRE LE REGIONI

ABOLIRE LE REGIONI

Zaia ha detto che il Veneto ha già riaperto. Fontana, nonostante la catastrofe sanitaria in Lombardia, vuole farlo il quattro maggio. De Luca tuona che chiuderà le frontiere, nel caso il Nord aprisse in maniera sconsiderata, per salvaguardare dal contagio coronavirus  i campani. Si oppone Emiliano: la Puglia si farà trovare  aperta , non rinunciamo ai turisti italiani. Un caos. E in questo caos, senza girarci troppo attorno,  sarebbe meglio abolirle,  le regioni. Se ricordate, era la provocazione fatta da  Alganews, circa un mese fa.  Stavolta invece  lo diciamo sul serio: sì, sarebbe  un bene   ‘abolire’ le  regioni. Tornare a prima del settanta, quando le regioni non avevano poteri. Quanto meno,  sarebbe il caso di azzerare  la riforma del titolo V. Perchè quella riforma ha fatto scempio della costituzione, ma soprattuttutto rischia di fare scempio dello Stato Centrale. E’ semplicemente inconcepibile, infatti, che in un momento di emergenza sanitaria, le regioni vadano ognuno per proprio conto, e in maniera contraria, in un tutti contro tutti che spappola l’idea di comunità nazionale. E il brutto è che lo fanno  in maniera  dissennata. Inconcepibile . Nelle scorse settimane ha messo  tutto l’impegno , il buon Giuseppe Conte, per  istituire una sana cabina  di regia. Ci ha provato e riprovato. MA alla fine è stato puntualmente  scavalcato da presidenti che hanno guardato solo al proprio orticello regionale, senza mai pensare di mettersi  un passo indietro rispetto al governo. Come se lo Stato non contasse niente. Se questo  deve quindi  essere il futuro del Paese  che dovrà rinascere dalle macerie, tanto varrebbe tornare all’Italia dei comuni. Oppure sancire  il liberi tutti e creare venti statarelli venti  che finirebbero per   essere triturati e comprati  dalle grandi potenze mondiali. Veneto e Lombardia, dunque,  non si facessero illusioni. Anche loro finirebbero nei saldi di fine stagione . Perchè è evidente che il Coronavirus ha fatto calare  la maschera a tutte le regioni italiane, facendo emergere l’inconpentenza di una classe dirigente del tutto impreparata ad affrontare una sfida sanitaria di tale portata. Del disastro del Pirellone si è già detto. MA non è andata meglio al Piemonte, per citare un’altra regione a caso. In  conclusione? Finita l’emergenza, si apra subito un dibattito sulla riforma del titolo V, si discuta per davvero se abbia ancora un senso il potere delle regioni . Serve un nuovo tavolo istituzionale  per definire i confini delle competenze regionali, come ha appena chiesto anche il sindaco di Milano Sala. Appare insomma  ovvio che la sanità e la scuola devono essere pubbliche, e la competenza dello Stato.  Le decisioni  devono essere nazionali e le regioni possono al massimo dare un parere non vincolante, solo per l’esperienza che i presidenti hanno sul territorio.  Non ci sono  alternative, ormai:  lo Stato deve  tornare ad essere centrale su tutte le questioni principali che riguardano il Paese. Nella catastrofe del coranavirus tutto questo è emerso con  assoluta evidenza. E  allora l’autonomia differenziata, per la quale Lombardia e Veneto avevano istituito finanche un referendum, che fine farebbe? Per quanto ci riguarda, possiamo tranquillamente metterla nella raccolta differenziata. Dei rifiuti della storia di questo Paese.