CORONAVIRUS: TUTTA LA VERITÀ SULLE MASCHERINE

CORONAVIRUS: TUTTA LA VERITÀ SULLE MASCHERINE

DI PATRIZIA ING.LASSANDROIn pochissimo tempo gli italiani hanno dovuto confrontarsi con una realtà completamente diversa, rispetto alle abitudini mediterranee. L’uso della mascherine è entrato prepotente nelle nostre consuetudini. L’utilità di questo dispositivo è indiscussa, però per proteggersi al meglio è importante conoscere le caratteristiche delle diverse tipologie in commercio. La deve obbligatoriamente indossare chi è portatore di sintomi per proteggere gli altri. Chi invece non è positivo al virus deve scegliere con attenzione il dispositivo giusto, in quanto la maggior parte delle mascherine non protegge dall’inalazione ma solo dalla diffusione del virus. La distanza sociale per chi non indossa mascherine è fondamentale per proteggersi dal contagio. Privi del dispositivo di protezione è perentorio starnutire o tossire nel gomito. Poiché non possiamo essere certi di non essere portatori del virus, magari asintomatici, dobbiamo tutti indossare la protezione delle vie aeree. Lombardia e Toscana le hanno rese obbligatorie. Molte altre regioni italiane si stanno allineando con questo obbligo. Purtroppo le mascherine in commercio non bastano per tutti. Il tema è che non ce n’è per tutti. Giuseppe Sala, ingegnere aerospaziale alla guida il progetto Polimask avviato dal Politecnico, Michele A. Riva, medico ricercatore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca ed esperto in prevenzione e Angelo Pan, direttore della Società italiana per la prevenzione delle infezioni, propongono un metodo efficace per realizzarle da soli, reperibile sui principali social.Premettendo che i coronavirus hanno dimensioni di 100-150 nanometri di diametro, microscopiche, e si trasmettono mediante goccioline delle secrezioni di naso e bocca che vengono emanate durante la respirazione. In particolare, lo starnuto sparge queste goccioline infette fino a quasi 4 metri di distanza. Alla luce di queste considerazioni, possiamo scegliere la mascherina idonea per ogni utilizzo nei diversi ambienti.Le mascherine di protezione si dividono in due categorie: quelle chirurgiche, utilizzate per proteggere il paziente dalla contaminazione da parte degli operatori e le FFP1, FFP2 e FFP3 (o N95, N99 e N100 nella normativa americana), pensate per proteggere gli operatori dalla contaminazione esterna e per questo chiamate Dpi (Dispositivi di protezione individuale).Le prime sono costituite da due o tre strati di tessuto non tessuto. Lo strato esterno è costituito da un materiale di tipo spun bond, un tessuto non tessuto usato nel settore automobilistico e industriale, che ha la funzione di conferire resistenza meccanica alla mascherina e proprietà idrofoba. Lo strato intermedio è costituito da Tnt prodotto con tecnologia melt blown e costituito da microfibre di diametro 1-3 micron; questo strato svolge la funzione filtrante. Il terzo strato, t protegge la cute dallo strato filtrante.La capacità filtrante è quasi totale verso l’esterno, mentre ha una modesta capacità filtrante dall’esterno verso chi le indossa.Se indossate correttamente, sono idonee nell’impedire a chi le indossa di contagiare altre persone. Non garantiscono protezione nei confronti del virus che proviene dall’esterno.I filtranti facciali FFP1, FFP2 e Ffp3 sono dispositivi di protezione individuale pensati per un uso industriale per proteggere da polveri, fumi e nebbie. Sono catalogati di terza categoria e si utilizzano quando è stimato un rischio vita. Sono prodotti con tessuti-non-tessuti con proprietà e funzionalità molteplici. Lo strato esterno protegge dalle particelle di dimensioni più grandi, lo strato intermedio filtra le particelle più piccole. Lo strato interno, a contatto con il volto, ha la funzione di mantenere la forma della maschera e di proteggere la maschera dall’umidità prodotta con il respiro. Lo strato filtrante agisce come un setaccio, per particelle fino a 10 micron di diametro. Aderiscono bene al viso, e tutte sono disponibili in versione con e senza valvola.Capacità filtrante delle FFP senza valvolaFFP1: dall’esterno verso l’operatore e viceversa è del 72%.FFP2: la capacità filtrante in entrambe le direzioni è del 92% e le dimensioni dei pori filtranti sono più grandi di quella del virus, ma bloccano le particelle con l’effetto elettrostatico e i virus che non viaggiano sotto forma di areosol, come accade nella maggior parte dei casi. Sono ben tollerate e devono essere cambiate meno di frequente, perché il potere filtrante si mantiene.FFP3: hanno una capacità filtrante verso l’interno ed esterno pari al 98%. Sono quelle che proteggono in modo pressoché totale, perché i pori filtranti sono più piccoli del virus, e i valori sono simili a quelli delle mascherine chirurgiche.Le FFP con valvolaconsentono una agevole respirazione, ma proteggono chi le indossa e non gli altri, perché attraverso la valvola esce il respiro e quasi tutto quello che c’è dentro. Le FFP1 hanno una capacità filtrante in entrata del 72%. Le FFP2 del 92%, mentre le FFP3 del 98%. In uscita filtrano non più del 20%, quindi non dovrebbero essere usate dalla popolazione generale al di fuori dell’ambiente ospedaliero, perché consentono la diffusione del virus.Le mascherine chirurgiche sono monouso, disinfettare danneggerebbe i tessuti che la compongono. In assenza di una nuova mascherina, si può lasciarla all’aria aperta per almeno 12 ore prima di riutilizzarla, consapevoli che l’efficienza del dispositivo non è più garantita.I filtranti facciali FFP1, FFP 2 e FFP 3 possono essere riusabili solo se non sottoposto a usura del materiale . I trattamenti di rigenerazione sono tre: 1) esposizione ad alta temperatura (superiore a 60°) in ambiente umido; 2) esposizioni ai raggi ultravioletti; 3) trattamento con soluzioni idroalcoliche al 60/70%.Non vi è accordo scientifico su questi metodi.Invece di riutilizzare la stessa mascherina chirurgica filtrante facciale (FFP 1/2/3), appare più indicato utilizzare una mascherina di cotone, anche fatta in casa, come indicato dal Centers of Disease Control and Prevention.