Remoto. Una volta lo associavo al passato remoto, tempo verbale dell’indicativo, usato per indicare un fatto avvenuto nel passato. Treccani: . Da quattro settimane lavoro , da casa, nella sala da pranzo-redazione, lontana dalla redazione vera, in via delle Industrie, 2, ormai deserta. Eppure là, in via delle Industrie 2, sta accadendo qualcosa di straordinario. Me lo raccontano Giovanna, Cristina, Alberto che con Annalisa e Laura ogni giorno, al bancone della PubliA, rispondono al telefono, raccolgono i necrologi che nei giorni del boom della guerra all’invisibile bastardo si erano decuplicati. Ma non è questo. Giovanna, Alberto Cristina e le loro colleghe fanno molto di più: ascoltano, consolano persone in lacrime per la perdita di un familiare, di un amico. Al telefono, dispensano carezze vocali. Là, in via delle Industrie 2, è nato un confessionale, nel quale si raccolgono sfoghi. Chi chiama per lo più sono persone anziane, sole, che nelle voci degli angeli di via delle Industrie 2, trovano ascolto. Perché è di questo che hanno bisogno: l’ascolto. Giovanna mi racconta la telefonata di una signora che dettava il suo ottavo necrologio nel giro di una settimana. . Altri chiamano gli angeli di via delle Industrie, perché non possono fare la spesa. E’ il caso di una nonnina di 90 anni. . Giovanna ha alcuni amici che lavorano all’Auser. Alla nonnina ha risolto il problema della spesa a domicilio. Una parola tira l’altra. Il Coronavirus spaventa tutti, figuriamoci i nonni soli in casa. A Giovanna una signora confida che lei sul giornale non vuole più leggere le notizie sull’invisibile bastardo. No, lei si fionda sulla pagina della Cultura e su quella delle lettere al direttore. Un’altra signora ha invece riscoperto in tv i cartoni animati. Da Firenze telefona un nonno. Racconta che è là, sull’Arno, tappato in casa con la moglie, lei originaria di Casalmaggiore. E’ una coppia sugli ottanta. Hanno già letto e riletto i libri, alcuni datati come il Machiavelli. A Giovanna, il signore di Firenze spiega: . Agli angeli di via delle Industrie, 2, i nostri nonni raccontano le loro vite stravolte dall’invisibile bastardo con i figli che li salutano sotto le finestre. Ci sono anziani che confidano di non sapere come fare per pagare le bollette. Ma non perché non hanno i soldi. E’ che sono chiusi in casa. . Mi racconta Alberto: . E poi ci sono gli habitué, come li chiama Cristina, quelli che negli anni desiderano parlare sempre con gli stessi. Habitué è una nonna che abita in campagna: ha un pollaio. E a Cristina ha promesso che quando tutto finirà, la inviterà e le regalerà un pollo. Là, in via delle Industrie, 2, nel confessionale straordinario Giovanna, Cristina, Alberto e le loro colleghe, giorno dopo giorno, raccolgono piccole e grandi storie, tessere di quel mosaico, che poi è la vita, e che custodiscono nel loro cuore. Io da qui, lancio un appello al mio direttore Marco Bencivenga: mandami in redazione, almeno un giorno, per unirmi alle voci degli angeli di via delle Industrie, 2. Mi siedo accanto a loro: ascolto, consolo. Per poi tornare nella sala da pranzo redazione, magari non per scriverle, quelle storie, ma per custodirle nel mio cuore. Scusate il disturbo.