IL CORONAVIRUS È UN’OCCASIONE PER FARE IN MODO CHE NIENTE TORNI COME PRIMA
Questa epidemia può ancora costituire un’occasione di riscatto, di maturazione collettiva: ma serve eroismo. Certo, ci sono eroi fra i medici e gli infermieri, fra i funzionari dello Stato, ma è un eroismo muto, nascosto dal senso di colpa o dal risentimento, quasi che chi muore per aiutare gli altri sia solo una vittima, un errore che sarebbe stato giusto evitare, il risultato di una omissione o di una mancanza. Beata la terra che non ha bisogno di eroi, Brecht fece dire al suo Galileo; frase citatissima perché esprime perfettamente la sensibilità della nostra epoca, fondata sull’edonismo e sulla feticizzazione della vita, anzi della sopravvivenza, come valore supremo, universale, da difendere a qualsiasi costo.Frase molto citata, dicevo, ma anche molto fraintesa; in quanto il Galileo brechtiano è un eroe negativo, che introduce anche nella scienza il virus del pragmatismo e dell’utile, che quando non sorretti da un preciso progetto politico che li riduca a meri mezzi, diventano fini, trucchi mentali per perpetuare il presente come unica possibile realtà. Invece la terra, questa terra, ha un disperato bisogno di eroi; non solo di azioni eroiche, anche di storie eroiche, di ideali eroici, di personaggi da ammirare e mitizzare per il loro coraggio, per la loro abnegazione.Abnegazione. Una parola poco usata negli ultimi decenni. Come mai? Eccone la definizione della Treccani: “Spirito di sacrificio; dedizione assoluta e disinteressata al bene altrui o ai proprî doveri, spesso accompagnata da una consapevole rinuncia ai proprî interessi”. Un programma intrinsecamente antiliberista, incompatibile con un potere che ha sdoganato individualismo e avidità, e incomprensibile dai tanti che ormai pensano solo ai propri interessi privati, sempre a pretendere il rispetto di diritti personali talvolta immaginari, e del tutto incapaci di fare il proprio dovere sociale.Il coronavirus è un’occasione. Per fare in modo che niente torni come prima. Per fare in modo che un paio di generazioni egoiste e viziate (la mia innanzi tutto) imparino l’importanza del sacrificio, della dedizione, dell’eroismo. Dell’abnegazione. Perché è solo quando si comincia a rinunciare a qualcosa per gli altri, senza alcun vantaggio, che si diventa davvero umani.
