L’ESTREMA DESTRA DI SALVINI E DELLA MELONI SI PUO’ BATTERE. ECCO COME

L’ESTREMA DESTRA DI SALVINI E DELLA MELONI SI PUO’ BATTERE. ECCO COME

L’Emilia Romagna dimostra che Salvini e l’estrema destra possono esser battuti. Secondo lei quella di domenica è stata l’illusione di un momento oppure il centro sinistra si sta davvero  risvegliando? No, non è l’illusione di un momento. Le elezioni emiliano romagnole hanno messo in rilievo alcuni aspetti fondamentali della nostra politica. Il primo e più evidente: Salvini ha perso il tocco  magico. La luna di miele con gli italiani  era già finita ai tempi del papeete. Ma il voto di domenica ci dice che il capo della lega è tutt’altro che imbattibile. Certo, c’è stato un travaso di voti da Salvini alla Meloni. Insomma, chi vota estrema destra ha continuato a votare estrema destra. Ma la Meloni non è Salvini, ha meno doti comunicative e il suo partito è troppo ancorato alle radici del Msi. Dubito che ci sia più di un quindici per cento di italiani   disposto a votare un partito che si rifà chiaramente  alla tradizione di Almirante.  Dunque Fratelli d’Italia potrà rosicchiare qualche altro consenso alla Lega e a Forza Italia, ma oltre il cinque per cento no. La lega intanto ha raggiunto alle europee il massimo del proprio bacino elettorale. Ora potrà solo scendere. E scenderà. Il motivo è semplice: il Salvini bravissimo a fare campagna elettorale e a non mantenere le promesse ormai è stato stanato . Chiedere per conferma agli elettori di regioni come la Sardegna o l’Abruzzo. C’è poi da sottolineare  anche l’incapacità da parte del gruppo dirigente della Lega di analizzare  serenamente la pesante sconfitta di domenica, non solo in Emilia, ma anche in Calabria. Dove, se non fosse stato per Forza Italia, difficilmente l’estrema destra avrebbe vinto. Tra l’altro, proprio il partito di Berlusconi rischia di mettere in profonda crisi l’alleanza . Ridotto ai minimi termini al nord , il cavaliere è ancora forte  al sud. E la sua presenza ingombrante non potrà che far male a Salvini e ai suoi. Sì, batosta elettorale. Non dimentichiamo infatti che Salvini aveva fatto di queste regionali un referendum sulla sua persona. Era straconvinto di vincere e invece ha straperso, anche se non ha lasciato sul campo tantissimi voti. L’immagine vincente, quella sì che invece si è frantumata per sempre. Non è la fine politica di Salvini, per carità, ma da ora in poi il capo della Lega finirà per arrancare, per vincere nelle regioni del nord e  perdere in quelle storicamente più attrezzate ad avere anticorpi democratici. In pratica si ritorna allo schema di sempre. In un’Italia divisa in due, l’elettorato finirà  per assegnare la vittoria ora all’uno ora all’altro schieramento politico. Con il centro destra di Renzi, perchè è giusto dare il vero nome alle cose,  che funzionerà da ago della bilancia . Tanto più se intelligentemente si dovessi andare verso una salutare  legge proporzionale con uno sbarramento tra il tre e il cinque per cento. I giochi si sono riaperti. Le dirò di più, signor Ricci. Quella che sembrava una pia illusione fino ad un anno fa,  ora potrebbe davvero diventare una realtà concreta: la vittoria del centro sinistra in eventuale elezioni politiche ravvicinate. Servono però due condizioni: la prima è che , come indicato dalle Sardine, il Pd ritrovi l’antica vocazione: tornare cioè a parlare agli ultimi, agli operai e anche  alla classe media, annichilita dalla crisi. E questo, converrà,  lo dicono tutti: da Romano Prodi a Elly Schlein, che rappresenta l’emblema di cosa dovrebbe essere un partito progressista: passione, impegno, cultura, apertura mentale. Un campo largo, insomma, in cui trovino posto esponenti della società civile, del  mondo cattolico, della sinistra moderna a quella riformista.  Includere e non escludere, in pratica, come indica Zingaretti. Nessuno guardi più al proprio orticello e si punti per davvero a fare il bene dell’Italia La seconda condizione è più complicata ma fattibile:  un’alleanza con i cinque stelle. Converrà con me: il movimento fondato da Grillo è ad un punto di svolta. Come ripetiamo da anni, deve decidere da che parte stare. A destra o a sinistra. Non si può restare autonomi e confusi, in un mondo in cui le ideologie hanno preso di nuovo il sopravvento. Il partito di Grillo faccia chiarezza al proprio interno. Se non ci riesce arrivi alla scissione. Che ormai è l’ultima possibilità di evitare lo sfarinamento della prima forza politica alle elezioni di due anni fa. Abbia dunque coraggio il m5s, esattamente come vogliono molti dei suoi elettori. Si liberi di presenze ingombranti come Di Battista o Di Maio. Si lasci che venga fagocitato dall’estrema destra un  eventuale nuovo movimento 5 stelle a impronta sovranista. L’altro Movimento , come spiega Emanuele Dessì dei 5 stelle,  dialoghi invece con il centro sinistra. Solo così il partito fondato da Grillo potrà arrestare la drammatica emorragia di consensi, inziata con la disastrosa e suicida alleanza con Salvini . Questo non vuol dire appiattirsi sulle posizioni del Pd. Tra tanti errori, taluni enormi,  e tante inquietanti  ingenuità  dovute all’inesperienza il M5s, bisogna essere onesti,  ha molti meriti. Ha messo in pratica una buona parte del proprio programma e costretto gli altri partiti ad imitare le proprie strategie.  Non è poco.  Buttando alle ortiche le proprie ambiguità, il M5s potrebbe ripartire. E, va detto senza dubbi,  un movimento   nel campo progressista renderebbe il centro sinistra ancora più forte. In fondo per Grillo e i suoi quella dei prossimi mesi sarà l’ultima chiamata. Non scegliere, non arrivare all’inevitabile scissione per paura di chissà che, porterebbe per davvero alla fine del movimento. E Salvini e la Meloni ringrazierebbero. Si vuole questo?