LORENZA MAZZETTI: ADDIO, VECCHIA AMICA!

LORENZA MAZZETTI: ADDIO, VECCHIA AMICA!

Uno dei momenti indimenticabili della mia vita – credo che ognuno di noi ne abbia qualcuno, almeno spero – è quando dissi al mio ex collega dell’Unità, e mio carissimo amico, David Grieco che volevo scrivere un libro su Lindsay Anderson. Io avrò avuto 25-26 anni e David ne aveva qualcuno di più, ero un grande appassionato del Free Cinema e sapevo quindi che Anderson aveva aiutato la film-maker italiana Lorenza Mazzetti a realizzare a Londra un film intitolato “Together” (che però non avevo, ancora, mai visto). David mi disse, in quel suo romanesco “alto” che mi piaceva e mi piace tanto: “Beh, poi se te serve te faccio parla’ con Lorenza Mazzetti”. Io gli dissi, ingenuamente: “Ma perché, tu conosci Lorenza Mazzetti?” (non sapevo nemmeno, allora, se vivesse a Roma, a Londra o nell’iperspazio). David rispose: “E’ mi’ madre”, è mia madre. Siccome conoscevo benissimo la mamma di David rimasi un attimo attonito, poi lui mi spiegò che Lorenza era stata la seconda moglie di suo padre, il compagno Bruno Grieco (figlio di Ruggero Grieco, grande dirigente del PCI), e che quindi aveva effettivamente fatto da madre a David negli anni della sua adolescenza. Insomma, attraverso David la conobbi, Lorenza. Cominciammo ogni tanto ad andare a pranzo o a cena da lei. Abitava a Trastevere in una casa bellissima e scomodissima, distribuita su tre o quattro piani, a me sembrava l’appartamento moscovita di Margherita nel romanzo di Bulgakov. Anche qui, un momento indimenticabile. La prima volta che ci andai David mi disse: “Magna prima, perché da Lorenza se magna male”. Comprammo delle paste in una pasticceria che stava dietro l’Alcazar, e andammo. Lorenza era… non so, a me sembrava una creatura fiabesca. Molto prima di vedere “Il signore degli anelli” di Peter Jackson per me lei era la regina degli elfi Galadriel. Era simpatica, lunare, spiritosa, ingenua (vera o finta? forse vera), adorabile… e, sì, cucinava male, ma per mangiar bene potevamo sempre andare in trattoria! Nel frattempo, ‘sto libro su Anderson l’avevo scritto. Sempre su “dritta” di David ero andato da Lindsay a Londra e avevo visto “Together” nel suo salotto di casa a Finchley Road, grazie a un vecchio VHS (stiamo parlando degli anni ’80). Lindsay era un grandissimo regista e un uomo fantastico, uno che aveva vinto Oscar e Palme… e a differenza di Lorenza cucinava benissimo, ma rigorosamente cucina indiana (era nato a Bangalore, un figlio dell’Impero). Eppure parlava di Lorenza insinuando sottilmente che lei era una regista forse più brava di lui. “I just helped her to cut the material and let her use a moviola, but she had done a wonderful job”. Ed era vero: Lorenza aveva seguito con la macchina da presa (rubata! Dalla scuola d’arte dove studiava!) due ragazzi sordomuti dell’East End con un occhio degno di una grande cineasta del reale, poi Lindsay e Karel Reisz l’avevano solo aiutata a dare una forma a un film che già viveva di vita propria. Anni dopo andai a trovare Karel Reisz (e, sì, sua moglie, la compagna Betsy Blair, ci preparò il tè!) e anche lui parlava di Lorenza con enorme affetto, anche se mi pare di ricordare che non si vedessero più da molto tempo. Lindsay invece ogni tanto veniva in Italia e le sue rimpatriate con Lorenza erano uno spasso. La trattava spesso come un sergente può trattare un caporale, dandole ordini che lei eseguiva sorridendo (Lindsay era figlio di militari e aveva lui stesso iniziato la carriera di ufficiale, in India); ma si vedeva che si volevano bene, quel tipo di bene che non ha bisogno di smancerie. Per molti versi è un peccato che Lorenza non abbia più fatto cinema. Ma ha scritto libri bellissimi, ha fatto teatro, ha avuto – credo – una vita piena e bella. Mi manca molto Lindsay e mi mancherà molto, già mi manca, Lorenza. Ma averli conosciuti e aver avuto un pezzettino della loro amicizia e del loro talento è una delle cose preziose che porterò sempre con me.