RUSSIAGATE IL VERO INIZIO: ACCUSE, ACCUSATI E ARRESTI

RUSSIAGATE IL VERO INIZIO: ACCUSE, ACCUSATI E ARRESTI

Russiagate, della polemica politica all’atto giudiziario. E cambia tutto, forse la stessa presidenza Usa. Da questo pomeriggio, la mattinata americana, tutto può accadere. Saranno infatti resi noti i nomi delle persone coinvolte nella vicenda, nei confronti delle quali sono stati spiccati i primi capi di imputazione. E per alcuni, la richieste della procura dell’arresto. Si tratta del primo passo in quello che potrebbe diventare il processo Russiagate, risultato della maxi-indagine condotta dal procuratore Robert Mueller. Massimo riserbo sui nomi dei possibili accusati, anche da parte della Cnn, la prima a diffondere la notizia, come per i capi di accusa convalidati dal giudice. Ma tutto sarebbe pronto per l’intervento di un tribunale federale di Washington. Dall’intera vicenda, iniziata oltre un anno fa, la fine della fase delle primarie di Usa 2016, sono emersi alcuni nomi noti che si pensa possano essere nel mirino del procuratore Mueller. Il primo è Paul Manafort, ex responsabile della campagna presidenziale di Trump; segue Michael Flynn, ex consigliere per la Sicurezza della Casa Bianca. Entrambi a vario titolo coinvolti in legami sospetti con Mosca. I media statunitensi hanno tirato in ballo persino Jared Kushner, marito di Ivanka Trump e genero del presidente, sospettato di contatti con ambienti legati al Cremlino. Stiamo parlando nomi che coinvolgono la Casa bianca molto, troppo da vicino. È il 14 giugno 2016 quando il Democratic National Committee annuncia di essere stato bersagliato da pirati della rete di presunta provenienza russa. La ‘data di nascita’ del Russiagate. Un hacker di nome Guccifer 2.0 pubblica documenti del comitato nazionale democratico ritenuti compromettenti per Hillary Clinton e, poco dopo, WikiLeaks divulga circa 20 mila email che confermano le trame democratiche per mettere fuori gioco Bernie Sanders. Il tutto avviene nel bel mezzo delle Convention. La presidente del comitato democratico, Debbie Wasserman Schultz, si dimette prendendosi le colpe per salvare l’ex First Lady. Il sospetto è che fedelissimi dell’entourage trumpiano abbiano legami col Cremlino, tanto da agevolare l’intervento dei pirati della rete russa. Il 17 agosto Donald Trump nomina Kellyanne Conway come manager della sua campagna e Steve Bannon come capo di tutto, mettendo in panchina Paul Manafort, il più compromesso con la Russia. Lui si dimette. Ma a insediamento avvenuto l’anello debole della catena risulta Michael Flynn, il generale nominato da Trump suo consigliere per la Sicurezza nazionale. Emerge che il militare ha avuto contatti con i russi, in particolare con l’ambasciatore Kislyak, durante la campagna e immediatamente dopo la sua nomina, pur non avendone titolo in quanto il suo incarico alla Casa Bianca non è ancora esecutivo. Flynn si dimette a metà febbraio tra le ire del presidente, che inveisce contro media e fake news ma deve incassare.