DRAGHI: LA RIPRESA C’È, MA È PIÙ LENTA DEL PREVISTO.

DI DANIELE BARBIOgni riunione dei vari G(2, 4, 5, 7, 8, 14, 20, 22, 33 e non so se li ho messi tutti!)ci ripropone con una fastidiosa noia sempre i soliti temi economici. Nessuno dei sacerdoti del capitalismo vuole demordere, perciò dobbiamo sorbirci la solita liturgia fasulla ed inconcludente. Non so voi, ma a me la storia sta diventando indigesta. All’inizio, devo ammetterlo, seguivo con attenzione da bravo scolaro le lezioni dei luminari dell’economia. Le mie incomprensioni erano dovute all’ignoranza delle moderne tecniche di analisi matematica e statistica,ovvio,perciò mi accontentavo degli sproloqui di questa associazione internazionale di prestidigitatori. Ho tutte le scusanti del caso, perché mi venivano presentati come insigni cattedratici dotati di un pedigree scientifico di tutto rispetto. Dopo qualche tempo i continui fallimenti previsionali mi hanno aperto gli occhi, tanto da riesumare cifre e recuperare le mie datate conoscenze economico-statistiche. Così mi sono dovuto ricredere sulle farlocche capacità vantate da questi abili croupier del gioco delle tre carte, tanto da vagliare ogni voltale loro affermazioni senza farmi abbagliare dal loro millantato metodo scientifico.Mario Draghi appartiene a questo gruppo di furbacchioni. La storia dei suoi successi e della sua carriera appartieneagli stessi cliché di altri suoi compari (Romano Prodi, Mario Monti e Gianni Letta – solo per fare i nomi più famosi):il cursus honorum per tutti ha previsto un passaggio obbligatorio da Goldman Sachs, una delle banche d’affari più grandi e chiacchierate del mondo.Il nostro imbonitore viene incaricato di dirigere la BCE nel 2011, dopo essere statodal 1991 al 2001 Direttore Generale del Tesoro ed in seguito Governatore di Banca d’Italia fino alla promozione alla Banca Centrale Europea. Il suo ultimo incarico comprende una capriola economico-politica davvero notevole, bisogna ammetterlo e concederglielo: nella sua tesi di laurea il giovane Draghi spiegava il fallimento del Piano Wernerdel 1970,ovvero l’istituzione di una moneta unica europea, ritenendola impossibile a causa delle diverse politiche economichedei sei paesi fondatori. Incredibile come dopo quarantuno anni e tredici stati in più sia divenuto il presidente della banca di regolamentazione della moneta unica!! Una persona senza memoria personale, così la possiamo definire.Il Pontefice Massimo della valuta unica continua a stupirci, soprattutto, con le solite filastrocche sulla crescita influenzabile attraverso politiche monetarie ed escamotage di cosmesi finanziaria.Ad Ankara, sede dell’ultimo G20, il nostro guruci ripropone le solite ricette: comprare i titoli di debito pubblico degli stati europei in difficoltà e inondare l’Europa con una bella quantità di denarofresco di stampaper uscire dalla deflazione ritornando ad una sana inflazione.Tutto ciò avrebbe un significato, se questa massa monetaria regalata alle banche private fosse reinvestita in attività reali, ma questo non è scontato. Sarà il solito trasferimento di ricchezza da chi lavora a chi vive di speculazioni finanziarie; una specie di riedizione della favola di Robin Hood all’incontrario, dove assisteremo alla solita redistribuzione dal basso verso l’alto.Le favolette sul ritorno ad una mitica crescita fanno poi da pendant con il balletto di cifre percentuali sul miglioramento del prodotto interno lordo ed altre facezie, come l’entusiasmo per avanzamenti dello zero e qualcosa. Ogni tanto qualche economista storico fa notare sommessamente, come nel modello capitalista un avanzamento sotto il due per cento non cambi proprio niente,ma viene subito zittito dalla claquedegli ottimisti e bollato di disfattismo. Mentre la corrida dei dati accozzati con correlazioni spericolate procede imperterrita, le persone di buona volontà devono iniziare a lavorare per un cambiamento di un modello ricco di sperequazioni. Il superamento del capitalismo diventa un imperativo, se vogliamo davvero confrontarci con la realtà ed il nostro obiettivo realeprevedaun miglioramento della vita di tutti gli abitanti del pianeta.