QUELLA DI GIORGIA ROMBOLA’ E’ UNA STORIA CHE ATTERRISCE

QUELLA DI GIORGIA ROMBOLA’ E’ UNA STORIA CHE ATTERRISCE

Ho letto una cosa che mi ha lasciato letteralmente atterrito.È il racconto di Giorgia Rombolà, giornalista di Rai News 24, che si è trovata ad assistere alle conseguenze di un tentato furto da parte di una donna rom, con al seguito la figlia di 3/4 anni, nella Metro A di Roma. Copio e incollo le sue parole: “Ne nasce un parapiglia, la bambina cade a terra, sbatte sul vagone.Ci sono già i vigilantes a immobilizzare la giovane (e non in modo tenero), ma a quest’uomo alto mezzo metro più di lei, robusto (la vittima del tentato furto?) non basta. Vuole punirla.La picchia violentemente, anche in testa.Cerca di strapparla ai vigilantes tirandola per i capelli. Ha la meglio. La strattona fina a sbatterla contro il muro, due, tre, quattro volte.La bimba piange, lui la scaraventa a terra.Un tizio che mi insulta dandomi anche della puttana dice che l’uomo ha fatto bene, che così quella stronza impara.Due donne (tra cui una straniera) dicono che così bisogna fare, che evidentemente a me non hanno mai rubato nulla. Argomento che c’erano già i vigilantes, che non sono per l’impunità, ma per il rispetto, soprattutto davanti a una bambina. Dicono che chissenefrega della bambina, tanto rubano anche loro, anzi ai piccoli menargli e ai grandi bruciarli. Un ragazzetto dice se c’ero io quante mazzate. Dicono così. Io litigo, ma sono circondata.Mi urlano anche dai vagoni vicini.E mi chiamano comunista di merda, radical chic, perché non vai a guadagnarti i soldi buonista del cazzo.Intorno a me, nessuno che difenda non dico me, ma i miei argomenti. Mi guardo intorno, alla ricerca di uno sguardo che seppur in silenzio mi mostri vicinanza”. Io non so, esattamente, quando siamo diventati questa cosa qui. Quando abbiamo deciso che il furto di un portafogli si punisce con il picchiare a sangue una donna di fronte alla figlia piccola.Quando abbiamo deciso che la violenza e l’odio, i “bruciamoli tutti”, fossero le risposte giuste alle nostre miserie.Quando siamo tornati ad essere un paese fascista. Perché è questo che siamo, attualmente, e vaffanculo a chi si diverte a fare distinzioni pelose tra i “sovranismi” di oggi e il nazifascismo di ieri. Puoi cambiargli nome quante volte vuoi, ma la merda puzza sempre nello stesso modo. E a me viene sempre più voglia di andare via da quello che è diventato questo posto.