STORIE DELLA QUARANTENA: LE OCHE DEL CAMPIDOGLIO
La Città Eterna è sotto assedio. Da quaranta giorni e quaranta notti è deserta. Le sue strade lastricate di Storia risuonano degli stornelli del vento a giocare con le statue di marmo, con le pietre della memoria, calpestate da calzari di eroi e traditori, lucidate dal coraggio e insozzate dalla vigliaccheria. Roma respira lenta, spaventata. Insolito questo ritmo per lei che domino’ il mondo. Tace il Tevere a scorrere lento e sornione celando dentro quelle acque, oggi di nuovo cristalline, vocii sussurrati di rivolte a meditarsi. Tace il Cupolone a stagliarsi sotto il cielo divenuto plumbeo persino quando è azzurro e senza nuvole. Tace la Fontana , stilla le sue gocce e pare far la conta…goccia dopo goccia, vita dopo vita e ciascuno, nel chiuso di una casa…associa un nome, un saluto disperso nel vento. Tace il Colosseo. Migliaia di occhi i suoi grandi finestroni. Sempre aperti…Sempre aperti… Generale impavido a controllare truppe ormai stanche, spaventate, piegate sotto il peso delle incognite. Tace l’Altare. “Della Patria” lo chiamo’ la Storia delle genti. Muto è il grido di chi vi viene immolato costantemente per irrorare la Vita, per ricordare sempre che dal sacrificio nacque e si rinnova ogni civiltà. Tace la Piazza , deserta, inmensa, ieratica. Solo un gladiatore vestito di bianco ha innalzato in alto un gladio di Pace capace in duemila anni di scardinare imperi e cuori. Tace la gente, annichilita dall’invasione del barbaro Flagello. Paura, ansia, incertezza. Tutti rifugiati dentro il Campidoglio in attesa che l’esercito lontano giunga a salvare. Il Barbaro re, ha una Corona. Pretende tributi esosi nel suo assedio. Sacrifici umani. Immani. Terribili. Pire altissime per pagare il pegno di essere stati un Impero, caput mundi. Virus, il flagello, imperversa coi suoi soldati e sodali. “Morituri te salutant” dicono i gladiatori che scendono nell’arena per sconfiggerlo. Corpo a corpo. Micidiale. E i corvi banchettano su membra di eroi che segnano coi loro corpi il confine di un Tempo sospeso. Come avvisare le legioni lontane che il Re barbaro assedia la città, che vuole penetrare dentro la Storia del Mondo? Le oche…le oche fanno rumore. Nel silenzio si espande il grido di dolore. Il nemico non puo’ vincere. Forza e Onore. Forza e Onore! Resiste l’Eterna . Il Re vuole oro. Tanto oro. Tante vite, il tesoro più prezioso di ogni civiltà. Mette pure la sua spada e la sua Corona sul braccio della bilancia che stabilisce vilmente la resa di un mondo. «Vae victis!» («Guai ai vinti!»)grida il Virus Brenno. Sì, i vinti che si prodigano, si affannano in attesa delle legioni che porteranno il vaccino, le cure, la solidarietà. Eccole! Eccole ! Grida un bimbetto sfidando la Morte. Giungono! Giungono! Grida un vecchio sfidando la Vita. Giungono le legioni a salvare Roma, a salvare il nostro Tempo. Una volta di fronte a Brenno Virus , il Generale Vita gli mostra la sua spada e gli urla in faccia: «Non auro, sed ferro, recuperanda est patria» “Non con l’oro, ma con il ferro, si riscatta la patria”! Sì, con il ferro della Volontà di un Popolo che dalle pagine della Storia grida il suo sdegno e dice: Voglio esserci Ancora!
