ABBATTERE IL DEBITO NON È BUONISMO

Alberto Negri – Abbattere il debito non è buonismo La sospensione temporanea del debito dei Paesi più poveri decisa al G-20 non è un regalo come può apparire. Anzi rientra nell’interesse dei Paesi più ricchi, come dovrebbe esserlo anche dentro all’Unione europea. La sospensione temporanea del debito dei Paesi più poveri decisa al G-20 non è un regalo come può apparire. Anzi rientra nell’interesse dei Paesi più ricchi, come dovrebbe esserlo anche dentro all’Unione europea.E’ in questa prospettiva che dobbiamo guardare la decisione presa dal G-20 di sospendere temporaneamente il debito delle economie più deboli. La moratoria sul sevizio del debito, gli interessi e le quote di capitale in scadenza, durerà fino alle fine dell’anno e potrebbe essere prorogata dal 2021. La moratoria è stata accettata anche dal Club di Parigi, l’organizzazione informale che riunisce le istituzioni finanziarie dei Paesi creditori. Non si tratta per altro di una cifra così alta: per il 2020 si parla di 12 miliardi di dollari ed è soltanto un primo passo: nei prossimi due anni i 77 Paesi interessati dal provvedimento potrebbero crollare sotto la montagna del debito. Come ha detto il Fondo monetario proprio al G-20 siamo in presenza della peggiore crisi dalla Grande Depressione degli Venti e Trenta, la più grande sistemica e davvero globale, che non risparmierà nessuno o quasi. Perché anche questa volta ci saranno vincitori e vinti con un prevedibile aumento delle disuguaglianze.La crisi dei Paesi più poveri appare abbastanza chiara da un rapporto dell’Unctad (agenzia Onu sul commercio e lo sviluppo) e da un’analisi di Joseph Stiglitz, Nobel per l’economia ed ex capo economista della Banca Mondiale, che su Internazionale fa una panoramica di quelle che chiamiamo “economie emergenti”.Le più dinamiche in questi anni hanno puntato su una crescita delle esportazioni che però ora crolleranno per una contrazione violenta dell’economia globale. Anche i flussi di investimento stanno precipitando, così come i prezzi delle materie prime _ basti vedere le quotazioni del barile di petrolio _ il che preannuncia tempi duri anche per i Paesi esportatori di risorse naturali, dall’Africa all’America Latina. Questi sviluppi negativi si vedono già nei tassi elevati del debito pubblico dei paesi emergenti. Per molti di loro è già impossibile adesso rinnovare i debiti in scadenza quest’anno a condizioni ragionevoli: la moratoria quindi è un atto dovuto alle circostanze.Per di più i paesi in via di sviluppo hanno meno alternative su come affrontare la pandemia da coronavirus. La gente rischia di morire di fame e non ci sono piani da migliaia di dollari e di euro come quelli che possono varare gli Stati Uniti o l’Unione europea.In poche parole i Paesi creditori che hanno chiesto la moratoria per gli stati debitori sanno che senza questo provvedimento, per ora temporaneo, i paesi più poveri emergeranno dalla crisi con una montagna di debiti che non saranno mai in grado di ripagare. Il rischio è quello di fallimenti a catena che metteranno in difficoltà anche le economie più ricche.Non è un caso che la proposta di sospendere i pagamenti sui debiti sia venuta proprio dal presidente francese Macron che nell’Africa del Nord e subsahariana ha un importante mercato di sbocco per le merci francesi, in un’area dove 13 Paesi sono ancora legati al franco Cfa, una creatura monetaria e finanziaria che resiste dagli accordi di Bretton Woods raggiunti all’indomani della seconda guerra mondiale.Non è neppure un caso che la proposta sia stata sostenuta dalla Cina che oggi è il maggiore prestatore di soldi in Africa e alle economie emergenti: se questi stati falliscono neppure i cinesi sapranno dove esportare le loro merci e proteggere i loro grandi investimenti infrastrutturali. Pechino inoltre si sta giocando in alcune delle zone dell’Africa orientale partite decisive per la propria strategia di espansione politica ed economica: e non è certo un caso che abbia fatto affluire in queste zone aiuti consistenti anche per combattere il coronavirus.C’è poi un’altra considerazione non meno importante, cui gli europei sono sensibili. Se i Paesi più poveri e l’Africa vanno male dove andranno queste popolazioni? La risposta la sapete già.