AMAZON FA FARE LE SCATOLE AI ROBOT (ITALIANI). TIMORI PER L’OCCUPAZIONE

AMAZON FA FARE LE SCATOLE AI ROBOT (ITALIANI). TIMORI PER L’OCCUPAZIONE

Amazon annuncia una modifica radicale nella gestione della propria logistica del prossimo futuro; lo fa Dave Clark, vicepresidente per le operazioni, attraverso un tweet con cui rilancia una notizia Reuters:“Forse un titolo diverso sarebbe stato meglio. Amazon sta introducendo tecnologie per ridurre gli imballaggi e utilizzare meno cartone. Ma il lavoro degli umani di oggi e del futuro sarà sempre la nostra prima preoccupazione” Si tratta della introduzione nelle catene d’imballaggio del colosso statunitense di nuovi robot che dovranno, nell’intenzione, sostituire il lavoro umano degli addetti. La notizia, in pratica, è che Amazon, anche dichiaratamente al fine di ridurre quanto più possibile gli imballaggi per finalità ecologiche, utilizzerà per quella fase logistica robot di nuova generazione che, in base ad una scansione 3D del prodotto, elaboreranno e produrranno imballaggi “su misura”, con conseguente riduzioni di volumi, di spreco di materiali e, ovviamente, di costi: fra eliminazione del personale precedentemente addetto a quella mansione (circa 1300 persone stimate nel complesso) e l’ottimizzazione della costruzione di imballaggi, Amazon conta di recuperare l’investimento nei robot in appena due anni. Il lato da molti visto come preoccupante della notizia è proprio quello legato all’impatto occupazionale che una automazione sempre più spinta porterà con grande probabilità. Nonostante lo stesso Clark abbia esplicitato che il lavoro degli uomini rimarrà anche in futuro la prima preoccupazione del colosso di Seattle, l’affermazione sembra quasi un mettere le mani avanti, una sorta diexcusatio non petitasu quelli che sono inevitabilmente i risvolti più preoccupanti per i lavoratori. In effetti Amazon, con la propria galassia impiegata in diversi settori dell’economiahight tech, ha rappresentato uno dei bacini di massima espansione occupazionale, pur in un periodo non certo di vacche grasse sotto il punto di vista del numero dei posti di lavoro; una progressiva attribuzione dei compiti dei lavoratori a robot, di cui la attuale gestione degli imballaggi pare solo il punto di partenza, viene da molti vista come uno dei più  seri pericoli occupazionali per il prossimo futuro. Del resto, come già analizzato, l’evoluzione nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’utilizzo dei bot ad essa applicati, rischia di influenzare notevolmente anche le professioni “colte” come, ad esempio, quelle mediche o legali, motivo per cui tale probabilità risulta esponenzialmente più concreta per quelle manuali che non richiedono un livello di specializzazione estremamente elevato. Al momento la risposta di Amazon alla questione sollevata pare essere orientata ad una riqualificazione dell’impiego dei lavoratori, spesso mediante esternalizzazione di determinate attività legate alla logistica: in quest’ottica, ad esempio, la società ha lanciato un programma di esodo incentivato per i propri dipendenti del settore. Viene concessa una indennità di 10mila dollari a coloro che accettano di avviare una attività in proprio, una sorta di startup, purché continui ad occuparsi di consegna di beni e prodotti, settori di grande utilità per la Amazon che conta quindi di sfruttare le migliori fra queste start up per proseguire con esse un rapporto di collaborazione esterno. Da Amazon fanno inoltre sapere che“i risparmi dovuti all’efficienza saranno reinvestiti in nuovi servizi per i clienti, in cui continueranno a essere creati nuovi posti di lavoro”. In effetti, al di là del valore di una ricollocazione o esternalizzazione così strutturata, parendo evidentemente difficoltoso immaginare una qualsiasi veto all’utilizzo delle nuove tecnologie in azienda per salvaguardare i posti di lavoro, la via della riqualificazione del contributo umano alle attività pare quella meglio percorribile. Nella vicenda Amazon ci sono anche buone notizie per l’Italia della produzione e dell’innovazione: i robot presentati dal colosso dell’e-commerce sono infatti progettati e realizzati in Italia, per la precisione li produce una azienda umbra, la Cmc di Città di Castello, piccolo borgo dell’alta Valtiberina, azienda all’avanguardia del settore con il sistemaCartonwrapin grado di creare scatole di formato variabile partendo da una bobina di cartone ondulato.