ANDARE ALTROVE. MA NON PERDIAMOCI DI VISTA

ANDARE ALTROVE. MA NON PERDIAMOCI DI VISTA

Qualche volta penso di desiderare di vivere altrove. Ma il mio“Altrove”è come quello diMilan Kundera, altrove dalla tua vita, dai tuoi problemi, dai tuo pensieri. Non importa se un’isola deserta o un attico di un grattacielo asettico e anemico, qualche volta basta solo l’”Altrove”. E allora immagino una caverna, lassù in montagna, dove nascono quasi insieme due fiumi, uno va in là, l’altro viene in qua: il Tevere e l’Arno. Una caverna non proprio buia, ma con un raggio, anche modesto, di luce che viene da un foro sulla roccia, una caverna che da tepore in inverno e refrigerio in estate. E appena l’alba comincia a schiarire ti accorgi che il fruscio delle acque del fiume è stata colonna sonora della tua notte e lo sarà per il giorno che viene. E la brezza che sfiora le chiome canta insieme ai fringuelli che si svegliano e prendono il posto della ninna nanna che ti hanno fatto i gufi negli abeti e nei faggi sopra la caverna. E dentro senti il passato dei suoi abitanti, il gruppo di lupi che ti hanno preceduto. Ed hai tutto lì, puoi bere dalla sorgente che mormora, hai castagne in inverno e bacche in primavera, il latte delle pecore che vengono a brucare vicino, hai il pane fatto con la farina del mugnaio al quale hai dato in cambio amicizia e sorrisi.Ma nella caverna mi manca internet e poter stare con voi.Ed allora rimango qui perchè non posso perdervi.Buonanotte amici miei.