ARGENTINA IN LOCKDOWN TRA L’ANNIVERSARIO DEL GOLPE E IL PIANO ANTIVIRUS

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE A BUENOS AIRES Sarà un “Giorno della memoria” diverso. Per la prima volta, a Buenos Aires, la grande marcia del 24 marzo, che ricorda il golpe del 1976, non si farà, causa pandemia. Ma il web e le finestre delle case saranno inondati di immagini di fazzoletti bianchi – quelli delle Madri di Plaza de Mayo – con la scritta “Sono 30.000”. Un’allusione al numero dei desaparecidos della dittatura.Dopo una serie di misure intermedie (la sospensione delle manifestazioni di massa, la chiusura di scuole e università, cinema, musei e teatri), il presidente Alberto Fernández ha preso la sofferta decisione di dichiarare il lockout dal 20 al 31 marzo, approfittando di due ponti festivi, che ridurranno almeno in parte i danni all’economia, per un paese sull’orlo del default che sta negoziando proprio in questi giorni il proprio debito con il Fondo monetario internazionale.“Il compito di un governo è proteggere i suoi cittadini”, così Fernández ha giustificato la propria scelta. Contemporaneamente sono state prese misure economiche per aiutare i lavoratori autonomi o informali, sui quali il blocco delle attività economiche avrà un impatto maggiore (https://www.alganews.it/2020/03/17/argentina-scuole-chiuse-ed-eventi-di-massa-vietati-ma-non-reggera-a-lungo/). È prevista anche un’aspettativa retribuita per chi lavora in settori giudicati essenziali, ma non ha nessuno che possa occuparsi dei figli rimasti a casa da scuola. In questo caso, però, i giorni a casa vanno divisi tra padre e madre, per evitare che ancora una volta il lavoro di cura pesi sulle spalle della donna.La decisione del lockdown totale è arrivata quando in Argentina è stato raggiunto il 128esimo caso diagnosticato. Una scelta politica coraggiosa, dal momento che la percezione della pericolosità del virus non è ancora diffusa. L’obiettivo, è stato spiegato chiaramente, non è bloccare i contagi, ma rallentarli, per evitare il collasso del sistema sanitario.In Argentina vige un sistema sanitario misto, pubblico (gratuito e universale) e privato. Il piano d’emergenza è già pronto da giorni. L’Argentina conta 2,5 posti in terapia intensiva per 1000 abitanti, una media simile a quella italiana, ma ben lontana dagli 8-10 raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Medici e infermieri sono stati precettati, con un bonus una tantum come riconoscimento economico. È una corsa contro il tempo per convertire gli spazi comuni degli ospedali in reparti di isolamento per i pazienti non gravi. A Chubut, nel sud del paese, i reparti di fisioterapia sono stati requisiti e attrezzati con teche antidroplet per evitare i contagi ospedalieri.Buenos Aires è pronta con otto ospedali da campo, ciascuno con 50 posti letto aggiuntivi. E sono stati requisiti hotel e capannoni per la quarantena di persone con sintomi lievi che non dispongono della possibilità di isolarsi dal resto della famiglia, perché vivono in case troppo piccole.È pronto anche il piano di contenimento psicosociale. Sempre nella capitale, una task force di psicologi dovrà a intervenire in aiuto a persone in crisi psicotica. “I continui richiami a un nemico invisibile, il virus, che può attaccare in qualsiasi momento, rischia di fare esplodere la paranoia” spiega uno di loro. I mezzi di comunicazione diffondono consigli di psicoterapeuti su come fronteggiare i prossimi giorni. Una comunicazione non colpevolizzante davanti alle paure, le frustrazioni, le difficoltà di chi è solo o di chi è costretto a convivere in spazi ristretti.Nel frattempo, in quattro giorni, i casi diagnosticati sono saliti a 301, di cui 4 morti, con un aumento non ancora esponenziale. E si è registrato ieri il primo contagio “comunitario”, ovvero una persona che non si è ammalata all’estero, né si è infettata a causa di un familiare o di un contatto stretto tracciabile. Segno che il virus sta circolando.Intanto i focolai di coronavirus esplodono in Brasile, Cile, Ecuador e in tutta l’America Latina. Ma solo il Venezuela, oltre all’Argentina, ha dichiarato la quarantena e l’isolamento, peraltro con l’appoggio dell’opposizione in entrambi i casi. In Brasile, è in corso il braccio di ferro tra il presidente Jair Bolsonaro e il sindaco di San Paolo: il primo minimizza e ci scherza su, l’altro vorrebbe dichiarare la quarantena. Il presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador ha inspiegabilmente consigliato i suoi concittadini di uscire e andare a ristorante, perché l’epidemia è solo in una fase iniziale. Come se l’esempio italiano non avesse insegnato niente.Il presidente argentino si è rivolto alla popolazione chiedendo comportamenti responsabili. I mezzi pubblici hanno registrato il 90 per cento in meno dei viaggiatori e il traffico stradale è diminuito dell’80 per cento. Sono state circa 200 le persone fermate in questi giorni perché circolavano senza autorizzazione. Con alcuni episodi bizzarri, come il motel trovato aperto, a Buenos Aires, con 7 coppie nelle stanze, o la colf nascosta nel baule dell’auto del suo datore di lavoro, che cercava di raggiungere con lei la seconda casa, in un quartiere privato fuori città.Fernández ha avuto parole dure per i 30 mila argentini che si sono messi in viaggio dopo l’11 marzo scorso, giorno della dichiarazione della pandemia da parte dell’Oms, soprattutto per lo sforzo dello stato per rimpatriare con voli speciali i connazionali che si trovavano già all’estero prima di quella data. Al tempo stesso, esclude la possibilità di dichiarare lo stato d’assedio, pur avendone il potere. “C’è già la legge” spiega. “E per chi la viola, la magistratura ordinaria”. Parole che, proprio il 24 marzo, acquistano un significato ancora più forte. Nella foto, un’immagine di una precedente edizione della marcia del 24 marzo (copyright di Francesca Capelli)