ISRAELE E IL CONFRONTO CON GLI HEZBOLLAH LIBANESI

«Uomo avvisato mezzo salvato», recita il vecchio proverbio. Israele lo ha trasformato nella nuova regola di ingaggio nel confronto con gli Hezbollah libanesi. Una ricostruzione del New York Times afferma che Gerusalemme, negli ultimi tempi, ha avvertito esponenti della guerriglia filo-iraniana di un attacco imminente: questo per dargli modo di sottrarsi alle bombe, ma al tempo stesso facendogli capire di essere in grado di colpirli comunque. In un episodio, avvenuto di recente al confine Libano-Siria, un alto esponente della fazione, che era su un Suv insieme ad un paio di collaboratori, ha ricevuto un messaggio telefonico poco prima del raid. Così ha potuto abbandonare il mezzo prima che venisse incenerito. La scena è stata documentata da un video che ha ripreso la fuga dei militanti. Con un aspetto surreale. Dopo essere scesi sono tornati indietro di gran fretta per recuperare del bagaglio prendendo così un grosso rischio. Infatti trascorsi pochi istanti la vettura, centrata da un ordigno, si è tramutata un rottame. La strategia dovrebbe servire da deterrente, una mossa per tenere sotto pressione l’avversario senza innescare una reazione a catena. Modus operandi adottato dallo stato ebraico nella striscia di Gaza fin dagli anni 2000. Nell’establishment della sicurezza israeliana non tutti sono d’accordo. I militari si sono espressi a favore, contrario il Mossad, convinto che con il «partito di Dio» serva un’azione decisa. Specie se il bersaglio è di valore. Nel caso citato il target era Imad Kraimi, un dirigente Hezbollah coinvolto nel programma degli armamenti sofisticati, missili che possono raggiungere siti israeliani. Poche settimane fa – come abbiamo raccontato in questo spazio – Gerusalemme aveva diffuso via twitter un breve filmato dove comparivano ufficiali siriani e della guerriglia libanese sul Golan. Clip accompagnata da un monito diretto. Mossa di guerra psicologica per rispondere ad analoghe iniziative degli avversari. Israele attacca di frequente il nemico in Siria. I filo-iraniani, che sono al fianco di Assad, provano a fare lo stesso. È un’azione d’attrito su due livelli, aperta e segreta. Si pugnalano, duellano, però vogliono evitare un conflitto totale.(mio contributo per Corsera/Digital)