KIEVGATE, SIRIA, FISCO: TRUMP FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI

Aspettavo come la mattina di Natale latestimonianza diGordon Sondland, ambasciatore americano all’Unione europea, che ha mandatomessaggiedemail compromettentiper Trump essenziali per l’indagine sull’impeachment. È arrivato, il signor Sondland, daBruxellesmartedì mattina, pronto per essere ascoltato, ma all’ultimo momento la Casa Bianca gli ha impedito di presentarsi davanti al Congresso. Non è la prima volta che leinformazioninecessarie vengono bloccate,stonwalledappunto, più che altro per prendere tempo, perché prima o poi, che il presidente voglia o no, queste informazioni verranno fuori. Lo so io, figurati se non lo sanno lui e la sua marciaamministrazione. In tutto questo marasma dibreaking news, dilitigatesu Cnn e Fox News tra le diversetalking headdi passaggio, si sente sempre più forte ilsilenzio dei repubblicani, che non osano criticare il presidente per paura di esseredistrutti politicamenteepersonalmente. Tutti zitti, nessuno osa dire che forse vale la pena se non altro di capire cosa ci sia sotto quellafamosa telefonataaVolodymyr Zelensky. Lunedì c’è stata un’altra telefonata:questa volta tra Trump e il presidente turcoRecep Tayyp Erdoganche non vede l’ora di far fuori tutti icurdidel mondo. Come si sa, letruppe americanestanno combattendofianco a fianco dei curdi contro l’Isis, con discreto successo. Bè, Trump aveva deciso, dopo aver parlato con Erdogan, di mollare il colpo con un tweet: «As I have stated strongly before, and just to reiterate, if Turkey does anything that I, in my great and unmatched wisdom, consider to be off limits, I will totally destroy and obliterate the Economy of Turkey (I’ve done before!)».