LEGGE STATO NAZIONE. NETANYAHU PRIGIONIERO DEL SUO GOVERNO

LEGGE STATO NAZIONE. NETANYAHU PRIGIONIERO DEL SUO GOVERNO

La nuova legge votata la settimana scorsa dalla Knesset, il parlamento israeliano, non ha fatto che scoperchiare uno dei tanti vasi di Pandora con cui lo stato ebraico si trova a confrontarsi da decenni. Israele si è sempre dichiarato uno stato ebraico e democratico, anche se molte volte questa identità al limite della schizofrenia ha dovuto confrontarsi con realtà certe volte paradossali. Bisogna capire che Israele non dispone di una Costituzione vera e propria, cosi che nel corso dei decenni, e più precisamente dal 1958 fino ai giorni nostri, il paese si è dotato di 16 (per il momento) leggi costituzionali che determinano i vari ambiti legislativi. L’Alta corte di Giustizia è quella relegata a stabilire quando l’emulgazione di nuove leggi “normali” sia da considerarsi anticostituzionale. L’attivismo del potere giudiziario, se da un lato è stato visto come un intromissione illecita nei confronti dei deputati israeliani, dall’altro ha sempre tolto le castagne dal fuoco in casi come quello attuale quando determinate leggi passavano più per scopi populistici che non per una reale necessità gestionale del paese. Si sapeva sin dall’inizio della lunghissima gestazione di questa legge, durata più di sei anni, che le conseguenze sarebbero state deleterie, ed è un fatto che Netanyahu si è sempre adoperato per ostacolare l’iter burocratico. Ma la fine dell’attuale legislazione è ormai alle porte e tutti i partiti governativi guardano alle prossime elezioni cercando già adesso di migliorare le proprie postazioni posizionandosi il più a destra possibile. Ecco perchè una legge stupida, inutile e controproducente è riuscita a passare contro qualsiasi logica politica. Stupida perchè cerca un’impossibile quadratura del cerchio. Anche se fosse solo a scopo dichiarativo affermare l’unicità di Israele come stato ebraico non fa che dimostrare quanta insicurezza sia presente dopo 70 anni di indipendenza. Inutile perchè le diverse modifiche effettuate prima della votazione finale ne hanno snaturato il progetto originario, molto più pericoloso e deleterio. Controproducente perchè il governo israeliano, ma anche Israele come paese, si  trova improvvisamente a combattere contro tre fronti: quello interno formato da forze democratiche e dalle minoranze, il fronte internazionale e il movimento del BDS, intento a favorire il più possibile il boicottaggio economico e culturale. Ma in realtà esiste un quarto fronte, forse il più difficile col quale confrontarsi: l’ebraismo mondiale in generale e quello americano in particolare. L’ebraismo americano, formato per lo più da correnti religiose riformiste, è da sempre ai ferri corti rispetto all’ortodossia ebraica vigente in Israele. La legge dello Stato-Nazione non farà che allontanare sempre di più un dialogo già di sè così complicato e nella maggior parte dei casi irrisolvibile. I promulgatori della legge si difendono affermando che i diritti del singolo non sono stati lesi, ma sono state ridimensionate le aspirazioni nazionali delle varie minoranze etniche. Una difesa molto labile se pensiamo che la dichiarazione di Israele come stato ebraico nega di fatto una piena eguaglianza fra la maggioranza della popolazione e la minoranza araba costituita dal 20% della popolazione. Come conferma che la legge appena promulgata non faccia che risvegliare problemi che fino adesso erano stati tenuti in qualche maniera sotto controllo, ecco che la minoranza drusa, circa 140.000 abitanti, ha cominciato un movimento di protesta che può rivelarsi deleterio. I drusi a differenza degli arabi sono da sempre inquadrati nelle forze armate, e come tali hanno sempre goduto di un sentimento di rispetto. Trovatisi improvvisamente proiettati nello stesso calderone della minoranza araba sta provocando un vespaio di cui è difficile prevedere le conseguenze. Come sempre la maggior parte del mondo politico, compresi molti deputati che hanno alzato la mano a favore della legge, volge gli occhi all’Alta Corte di Giustizia, chiamata per l’ennesima volta a riparare la rotta del vascello di nome Israele, così sensibile ai venti che spirano da tutte le direzioni, soprattutto da destra. Nel frattempo la situazione al confine con la striscia di Gaza continua a essere tesa e per il momento senza delle vere soluzioni. Un grosso problema per gli abitanti di entrambe le parti, per Natanyahu una provvidenziale boccata di ossigeno.