USA, È DI NUOVO ALLARME HACKERS

È di nuovo allarme hackers. Anche se potremmo dire che non ha mai smesso di suonare. Gli Usa hanno offerto una ricompensa di 5 milioni di dollari a chiunque aiuterà a identificare «pirati» nordcoreani. L’iniziativa coincide con segnalazioni di possibili incursioni da parte del regime di Pyongyang contro target negli Stati Uniti. La monarchia rossa guidata da Kim Jong un ha sviluppato un buon apparato coordinato dall’Ufficio 21, unità che avrebbe condotto numerose incursioni in Asia e in Occidente. È sempre difficile decifrare la strategia del Maresciallo, diviso tra la necessità di rompere il proprio isolamento e lo sviluppo dell’arsenale bellico. Dopo una raffica di test missilistici di vario tipo condotti a distanza ravvicinata si è tornati a guardare con molto pessimismo alla crisi lungo la penisola coreana. La diffusione della taglia è coincisa con rivelazioni su operazioni messe in atto da presunti hacker cinesi contro 38 siti americani che trattano materiale riservato. Il sospetto è che abbiano agito su ordine dei servizi, legame però complicato da dimostrare. Indiscrezioni apparse su Politico sottolineano che alcune delle istituzioni colpite sono specializzate nella tecnologia dedicata al settore medico. Un particolare che salda le attività clandestine all’emergenza virus. Del resto, da tempo, lo spionaggio cinese ha rivolto la sua attenzione al mondo della medicina e delle assicurazioni sanitarie statunitensi per impadronirsi di brevetti, progetti e dati personali. Un ulteriore prova della stagione di grandi tensioni, dove ogni potenza scaglia le proprie frecce ed enfatizza la minaccia dell’avversario. Con Washington decisa a premere su Pechino.