IL CANE E’ IL MIGLIOR AMICO DELL’UOMO. E ANCHE DELLA DONNA

IL CANE E’ IL MIGLIOR AMICO DELL’UOMO. E ANCHE DELLA DONNA

Quella sera faceva più freddo del solito forse anche perché l’inverno era giunto prima del previsto. Il cielo era completamente stellato e la luna piena faceva brillare il ghiaccio che ricopriva i rami degli alberi. Ero triste e depressa come non mai. Sola come sempre in mezzo a tanta, troppa gente che sfruttava la mia immagine, il mio corpo, la mia bellezza per fare soldi a più non posso. La bellezza era stata la mia fortuna ma anche la mia dannazione. Dopo un’infanzia tribolata trascorsa tra orfanatrofio e affidamenti vari ero arrivata alla maggiore età senza grandi speranze nel futuro. Feci la cameriera, la donna ai piani, la lavapiatti e tanti altri lavori pur di riuscire a tirare a campare. Tutti mi dicevano che ero bellissima e i datori di lavoro non mancavano mai di farmelo ricordare tentando chipiù chi meno di portarmi a letto. Ogni volta che rifiutavo quelle proposte insulse, venivo lasciata a casa. Poi un giorno, dalla disperazione scoppiai in lacrime su una panchina del più grande parco cittadino e un uomo si avvicinò, porgendomi un fazzoletto di carta. Lo guardai e mi sorrise. Dopo essermi asciugata le lacrime e soffiato il naso si decise a parlarmi e mi disse che era un produttore cinematografico alla ricerca di volti nuovi per la sua attività. Era davvero affascinante ed elegante e fu talmente garbato che a poco a poco, senza accorgermene, mi aprii con lui raccontandogli le mie disavventure. A farla breve, quel signore fece di me una star del cinema e dopo alcuni anni diventai anche sua moglie. I soldi, la ricchezza e la notorietà entrarono prepotentemente nella mia esistenza portandomi a raggiungere traguardi fino ad allora insperati. Potevo permettermi qualsiasi cosa: case, viaggi, macchine, vestiti, gioielli…Tutto ciò che mi era stato sempre negato diventò improvvisamente accessibile in modo pressocché illimitato. Ma sentivo che qualcosa non andava. La fama acquisita in così poco tempo mi costringeva a rimanere spesso reclusa in casa o a muovermi in incognito, tanti erano i fans che mi inseguivano dovunque andassi. La mia immagine era presente sui manifesti, nei giornali, nelle pubblicità televisive, in rete…Dappertutto! Frequentavo prevalentemente gente del mio ambiente ed era praticamente impossibile avere a che fare con gente comune o persone di ceti e condizioni più umili. Qualsiasi cosa dicessi o facessi in pubblico doveva essere pesata per evitare scandali o malintesi. Anche sul piano professionale le cose cominciarono a non andare per il verso giusto, perché aspiravo a recitare parti più impegnate in film di un certo livello. Invece, continuavano a propormi ruoli da oca giuliva in film comici o commedie sexy spesso di qualità scadente. Ero ormai diventata un “prodotto” dello “star system”. Con la mia immagine facevano soldi a palate un sacco di gente e nessuno vedeva che al di là della mia bellezza c’era un essere umano che chiedeva solo di essere scoperta per quello che era e voleva essere: una donna che desiderava essere felice e amata, con tanto di famiglia e bambini. Inutile dire che questa impresa fallì miseramente a cominciare dal mio matrimonio. Poi, tanti pretendenti e uomini che desideravano soltanto spassarsela e nulla più. Alla fine ero rimasta sola, ma forse lo ero sempre stata fin dall’inizio. A quel punto, non avevo più stimoli per continuare ad essere un “prodotto” dell’industria cinematografica e mi buttai prima sul bere e poi sulla droga… Cominciò il mio declino attraverso disintossicazioni in varie cliniche per poi puntualmente ricadere nell’inferno che mi ero costruita. Ero proprio a pezzi, davvero stanca ed esaurita di tutto quel letame di apparenze, di non essere considerata per quello che ero, di tutto quella ricchezza che aveva avuto soltanto l’effetto di farmi restare sola. Ero su quel ponte, quel meraviglioso ponte simbolo di una città affascinante quanto crudele. Non ci voleva niente…un salto nel vuoto e poi una parola fine a quella recita ipocrita che era allora la mia esistenza! Stavo per buttarmi, quando dietro di me sentii una presenza. Sul momento non scorsi nessuno, poi piano piano vidi delle zampe che si avvicinavano. Era un cane e mi stava osservando in modo strano. Avevo un pò paura e forse anche lui ne aveva. Forse più di me. Pur tenendo la coda bassa, decise di venire verso di me. Sembrava che volesse dirmi qualcosa, come se avesse intenzione di farmi capire che anche lui era solo, ma che a buttarsi sotto il ponte, invece non ci pensava proprio. Gli sorrisi e si lasciò accarezzare. Stavo piangendo e se ne accorse. Allora prese a leccarmi la fronte, il naso, le guance… Ci abbracciammo come due vecchi amici ed in quella notte che avrebbe potuto segnare la mia fine, capii che quell’angelo mi era stato mandato per continuare a vivere e a sperare in qualcosa di migliore e di diverso per me. Quando si dice che il cane è il migliore amico dell’uomo…Ricky, quel bellissimo Husky quella sera lo dimostrò!