GLI AZZURRI MATTINI DI SANDRO PENNA

GLI AZZURRI MATTINI DI SANDRO PENNA

“Dovrei dire delle mie case. Delle case dove mi rivedo. Una è via Vermiglioli n. 5. Due passi dal centro della città. Passando sotto l’arco dei Priori, per via dei Priori in ripida discesa, è poi a destra la via Vermiglioli che, pur brevissima, è fatta di un tratto di strada normale: una scalinata una piazzetta un arco. Io stavo sulla piazzetta, che vedevo da alcune finestre […] Se quelle finestre mi tenevano ancora dentro alla città, nella stessa casa avevo una terrazza vastissima che era già in campagna.” (Sandro Penna, Perugia in “Un po’ di febbre”, Garzanti). Queste righe confermano quanto per Sandro Penna fossero importanti le immagini liberate da ogni riferimento che le legasse a precisi riferimenti temporali, storici e di luogo. Infatti, ne fa uno e sbaglia: via Vermiglioli scendendo è sulla sinistra e non sulla destra. Leggendole ai perugini dovrebbe far tenerezza quel “io stavo sulla piazzetta” tipicamente perugino (a Perugia non si dice “abito a” ma “sto a”). Dalla terrazza “sospesa nel vuoto” di quella casa Penna guardava il volo libero delle rondini mentre sotto avrà visto passare chissà quante volte i collegiali dell’Onaosi (la cui sede era e tuttora è a pochi metri di distanza da quell’abitazione) con le divise nere che gli guadagnarono il non gradevole appellativo dialettale di bucajioni (scarafaggi). E chissà quante volte il giovane Penna avrà seguito quelle “file” nere scendendo verso l’istituto per ragionieri che frequentava a San Francesco al Prato; “là dove io dovevo lasciare la celeste luminosa aria della primavera umbra per calarmi entro uno dei soliti archi che in quel caso mi portava al buio della scuola”, ha scritto sempre in “Un po’ di febbre”. Chi ha consuetudine con Perugia sa che a san Francesco al Prato l’aria è veramente celeste e luminosa ed entrare in quella che ora è la sede dell’Accademia di Belle Arti dà proprio l’impressione di calare nel buio di un antro. La celeste e luminosa aria perugina del mattino, tra l’uscita di casa e il momento d’entrare in classe per stare chini sui libri a rimpiangere la luce appena lasciata, che ci conduce dritta agli “azzurri mattini” di “Scuola”. Negli azzurri mattinile file svelte e neredei collegiali. Chinisu libri poi. Bandieredi nostalgia campestregli alberi alle finestre