TADDEO DI BARTOLO, IL ROSA DEL MAESTRO DEL POLITTICO IN MOSTRA A PERUGIA

TADDEO DI BARTOLO, IL ROSA DEL MAESTRO DEL POLITTICO IN MOSTRA A PERUGIA

Taddeo di Bartolo, il terzo pittore “civico” di Siena dopo Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti, è conosciuto come autore di polittici e proprio dal polittico realizzato per la chiesa di San Francesco al Prato a Perugia è partita l’idea per una personale, la prima interamente dedicatagli; non una presentazione “blockbuster”, ma una retrospettiva di reale interesse scientifico e, come dovrebbe essere per ogni mostra utile, anche divulgativa. L’allestimento ricorda una chiesa, al centro il Polittico perugino riassemblato in tutte le sue parti note prima disperse per vari musei e delle quali la Galleria nazionale dell’Umbria custodisce la massima parte. Oltre a questa opera sono presenti le cuspidi del Polittico di Montepulciano, capolavoro del pittore, e il Polittico di Volterra che, come ha detto la curatrice della mostra Gail E. Solberg anche massima esperta di Taddeo di Bartolo, non si sarebbero mai dovuti scomporre e spostare, se non per ragioni di restauro (com’è stato infatti per le cuspidi di Montepulciano già restaurate e il Polittico volterrese studiato e controllato da tecnici di Perugia e Pisa che tornerà a Volterra più solido). C’è quasi tutto Taddeo di Bartolo in questa mostra, circa 100 pezzi, una occasione unica per studiosi e appassionati per vedere insieme le opere dell’artista. Una antologia necessaria quindi, perché la ricerca scientifica sul pittore senese, già studiato durante il lungo lavoro precedente, continuerà durante tutta l’esposizione e solo quando verrà smontata se ne potrà valutare a pieno l’impatto che avrà avuto. Cesare Brandi diceva che in pittura “Giotto è per togliere e Ambrogio è per mettere”, anche Taddeo di Bartolo è “per mettere”, infatti dalla grande visione dei Polittici passa alla cura di ogni piccolo particolare. Sono proprio questi particolari che colpiscono: il delizioso gesto del bambino che si gratta il piede sembra quasi una delle tante riprese dallo spinario, un altro bambino si succhia un dito e nella predella del Polittico perugino gli uccellini che corrono verso San Francesco e un assetato ricordano sia Giotto ad Assisi sia l’assetata di Arnolfo a Perugia, e fanno pensare che Taddeo di Bartolo abbia approfittato delle sue visite perugine per studiare questi due giganti della pittura e della scultura. Potrere ammirare l’uso che il pittore fa del bellissimo colore rosa con il quale veste gli abiti dei suoi San Giovanni Battista riconoscibili in parecchi quadri. Il colore sembra il secondo filo conduttore della mostra, messo in risalto ancor più dagli allestitori che hanno usato il rosa antico come fondo per le tutte le opere. Completa il tutto il catalogo nel quale la curatrice Gail Solberg inquadra la parabola artistica di Taddeo di Bartolo arricchendola di altri saggi e ampliando così il  contesto artistico perugino di quel tempo. In uno di questi, la sempre più brava Veruska Picchiarelli, con una vera e propria “chicca” ci conduce da San Francesco al Prato nella Cappella sotto il campanile di san Domenico dove si descrive  l’affresco  dello sconosciuto Benedetto di Bindo. La prefazione è a cura di Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, senza il quale tutto questo non ci sarebbe stato e al quale, per quel che vale, va il mio grazie. Taddeo di Bartolo, Perugia – Galleria Nazionale dell’Umbria, 7 marzo-7 giugno 2020