IL PONTE DI ANTONIO

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il 31 dicembre, aveva parlato deiragazzi del 99, i giovani che nemmeno diciottenni vennero arruolati dopo la disfatta di Caporetto e schierati a difendere la linea del Piave. “In questi mesi di un secolo fa”, ha detto Mattarella,  “i diciottenni di allora, i ragazzi del ’99, vennero mandati in guerra, nelle trincee. Molti vi morirono. Oggi i diciottenni vanno al voto, protagonisti della vita democratica”. Sono andato a cercare quello che facevano e pensavano i ragazzi del 99 nel prezioso scrigno dell’Archivio diaristico di Pieve Santo Stefanoche conserva migliaia di diari, lettere, memoriali degli italiani. Ho trovato testimonianze forti e semplici di quegli anni terribili. E una voglio condividerla qui perché, anche se si svolge in una trincea lungo il Piave, non è una storia di morte ma di vita. Il protagonista è Antonio De Maria(nella foto), nato l’11 novembre 1899. Siamo in un giorno dell’aprile 1918, Antonio è di guardia, dall’altro lato del fiume c’è la trincea austriaca. Ciascuno, da un piccolo episodio come questo, può trarre la morale che vuole. O anche non trarne nessuna. A me è venuto di considerarlo una sorta di ponte tra due generazioni distanti un secolo. Un ponte fatto di solidarietà e di pace capace di non fermarsi al 2018 ma portare ancora più in là, molto più in là.