LE REGIONI PUNTANO AL CAOS E VOGLIONO RIAPRIRE TUTTO: RISCHIO STRAGE?

LE REGIONI PUNTANO AL CAOS E VOGLIONO RIAPRIRE TUTTO: RISCHIO STRAGE?

E’ sempre spiacevole il ruolo della cassandra. Anzi, bruttissimo. Però, visto che non lo si capisce, bisogna esser chiari:  Dio non voglia, ma con l’offensiva delle regioni guidate dalla destra radicale, rischiamo una carneficina.E  a quel punto saranno i presidenti  di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e  Veneto, ad assumersene la responsibilità.Il rischio di una seconda ondata di contagi,  con una riapertura scriteriata delle attività, è in effetti quasi certo. Il fatto è che tutto il mondo sta assistendo alla catastrofe economica dovuta al lockdown e non te la  puoi nemmeno prendere con un nemico riconoscibile. Gli Stati Uniti, ad esempio, in piena  catastrofe sanitaria,  piangono tremila morti al giorno per aver lasciato libero il virus di circolare a lungo. Pronti allora  ad inciderlo sulla pietra: anche noi rischiamo una strage, con una eventuale seconda ondata . E quello che hanno fatto i presidenti di regione, scrivere al Capo dello Stato per forzare i tempi della riapertura del Paese, può trasformarsi  in  una bomba ad orologeria. Per carità: siamo tutti stufi di rimanere in casa,  anche  se i quasi trentamila morti italiani, in casa ora  ci starebbero volentieri. Ed è  scontato  che si voglia tornare in massa  a lavorare, per non affogare.   Ma c’è un comitato scientifico che ci mette in guardia chiaramente sui rischi che corriamo , che ha studiato e ci ha spegato che  l’unico modo per uscire da questo dramma sia agire con cautela. Riaprire con giudizio. Tranquilli, non sono stati pagati dai poteri forti che stanno magari architettando un  complotto giudo plutaico massonico. Guardano le curve del contagio, gli scienziati. Ragionano, studiano il maledetto virus, sbagliano anche  e non potrebbe essere altrimenti. Ma le loro valutazioni sono chiare, evidenti. Riaprire senza testare prima  la situazione, sarebbe da irresponsabili . Perchè il covid non è affatto  sconfitto. Non capirlo vuol dire essere incoscienti, ignoranti. O più semplicemente  vuol dire volere il caos. Ed è quello su cui stanno puntando le regioni guidate dalla destra radicale. Sembra chiaro alla maggioranza degli italiani,   che  questo comportamento  sia  infatti frutto di un’azione politica concordata.Con il rischio di sparire dai radar, la destra , di concerto con il mondo  dell’industria, cerca  di strangolare politicamente il presidente del consiglio, e lo fa  in maniera sistematica. Chi scrive non prova simpatia per Conte, non dimentica che è stato il premier di uno dei peggiori governi della storia repubblicana, quello giallo verde. Ma è altrettanto vero che Conte ha fatto l’impossibile per contenere  i contagi, sbagliando anche ma cercando di agire con lucidità, con chiarezza, consapevole che siamo in una emergenza sanitaria e le linee guida dovrebbero essere univoche per utte le regioni . Finora i risultati per contenere il contagio ci sono  stati tutti.  Il caos è perciò  l’unica arma a disposizione della criminalità organizzata e delle opposizioni per rialzare la testa. Ed è quello che sta avvenendo. Che poi, dal quattro maggio, quattro milioni circa di persone torneranno al lavoro, tanto chiusi non siamo. E nel Veneto del furbo Zaia, con la storia del silenzio assenso, la maggioranza delle fabbriche non ha  mai veramente chiuso, infischiandosene del lock down. Anche  lì, dove si dovrebbe tornare al voto appena l’emergenza sarà finita, tutto si regge dunque su calcoli elettorali. Ma anche nelle altre regioni guidate dalla destra radicale l’obiettivo è spaccare il Paese, fregandosene della salute dei connazionali.  Molto più semplicemente, fregandose degli italiani. Così,  in maniera anarchica, la Calabria riapre da oggi  bar e ristoranti. C’è poi  chi occupa simbolicamente il parlamento, chi si piazza davanti a Montecitorio, con dei cartelli in mano. Infine qualcuno, con gesto plateale, riconsegna le chiavi del proprio negozio. Massima solidarietà per la loro condizione.  Solidarietà totale. Il loro problema è il nostro problema. Ma nessuno ha colpe se le aziende sono in ginocchio a causa del coronavirus.Il rischio d’impresaè uno dei fondamenti dell’economia liberista che tanto piace alla destra.Porta a guadagnare bene quando l’economia tira e ti  fa crollare quando le cose vanno male. Perciò si deve esser bravissimi a gestire le risorse economiche personali, senza sperperare in tempi di vacche grasse.Lo si insegna su tutti i manuali. Perchè la realtà impossibile da nascondere,  è che anche se i negozi e i ristoranti riaprissero domani, difficilmente avrebbero la clientela di una volta. Per tornare a quei livelli passeranno anni. Come vedete, politicamente è una corsa a  sfasciare l’Italia  e ad avere più  visibilità  possibile. Perchè se il consenso per Conte continuasse ad essere altissimo, la destra radicale finirebbe per liquefarsi.  Lo scontro tra Stato e regioni rischia insomma  di distruggere molto di più l’Italia di quanto, probabilment,e faranno  la catastrofe economica mondiale e la strage di vittime provocate dal maledetto virus.  Bisognerebbe remare tutti  dalla stessa parte, per uscirne il meno ammaccati possibile.  Ma a chi dell’Italia interessa meno di niente, questa  richiesta è irricevibile. Va da sè che finita l’emergenza, come ripetiamo da anni,il potere delle Regioni dovrà essere azzerato.Bisognerà dunque  rimettere mano alla riforma del titolo V e eliminare totalmente l’autonomia regionale. Intanto incrociamo le dita , affidiamoci a Dio, e speriamo di scongiurare una strage annunciata. Già sarebbe un primo successo.