RICORDARE IL CHE, UN RIVOLUZIONARIO, NON UN MITO

RICORDARE IL CHE, UN RIVOLUZIONARIO, NON UN MITO

Credo che il modo migliore per ricordare il Che, uomo e politico, sia quello di riferirsi ai suoi dubbi, a indicare che le rivoluzioni sono un laboratorio, in cui si procede per prova ed errore, dove ogni errore può costare la vita, che è indispensabile giocarsi, se si vuole andare avanti.Occorrerebbe riflettere sulle ragioni politiche della differenza di vedute tra lui e Fidel. Sul fatto che quest’ultimo scegliesse di puntare sulla monocultura della canna da zucchero, che comportò un’alleanza forte con l’Unione sovietica, unico paese disposto ad accollarsi l’acquisto del surplus della produzione negli anni in cui sul mercato si registrava un eccesso di offerta. Mentre lui, il Che voleva scommettere su un processo di industrializzazione che comportasse una produzione maggiormente differenziata; col rischio che, a causa di tempi più lunghi e di un ventaglio di alleanze più difficile da costruire, l’esperienza cubana venisse soffocata dall’accerchiamento messo in atto dagli Usa.Occorrerebbe riflettere anche sui limiti della sua strategia di esportazione della rivoluzione, per qualche verso non troppo distante dalle contraddizioni di chi vorrebbe oggi, in altro modo, esportare la democrazia. Contraddizioni sulle quali lui stesso espresse implicitamente profonde e angosciate perplessità, nei suoi ultimi anni, nei diari in Bolivia, in cui riconosceva apertamente le incomprensioni dei contadini boliviani.Le agiografie lasciamole a chi crede nell’al di là. Solo una volta ho avuto il coraggio di avventurarmi in questi territori di una riflessione, che gli agiografi riterrebbero sicuramente eretica. Avevo di fronte a me esponenti del partito comunista cubano venuti in italia e impegnati nella commemorazione di Cienfuegos (leader della rivoluzione cubana). Quando ebbi terminato mi sarei aspettato qualcosa di simile a una rissa.I cubani invece mi si avvicinarono e mi dissero ”Cienfuegos avrebbe apprezzato un intervento come il tuo”.Forse oggi non direbbero la stessa cosa, se ascoltassero chi parla del Che esaltandolo come un’icona di quegli anni, da mettere nell’album delle figurine accanto a quella di Zoff.