LA FASE 2 DELLO SPETTACOLO IN ITALIA

Ieri ho seguito la conferenza stampa dell’Agis, via piattaforma online. Tanti quadratini, e tutti con il microfono aperto, per sbaglio.Fra un colpo di tosse, uno “scratch scratch”, uno che sbadigliava non accorgendosi di essere ripreso, uno che si guardava le ascelle non accorgendosi di essere ripreso, uno che urlava “mo’ me so’ rotto i cojoni!” non accorgendosi di essere ripreso, sono venute fuori un po’ di cose interessanti.Direi, per essere sincero, molti più discorsi generici che proposte, e molte più speranze che indicazioni concrete. E parole come “cronoprogramma”, “resilienza” e “filiera” ripetute all’infinito, che fanno tanto figo. Comunque, è meglio che stia bòno, che magari anche io non mi sono accorto di essere ripreso. E comunque bis, ecco quello che ho capito. Lo metto a disposizione. Il mondo dello spettacolo è in ginocchio, bloccato da oltre due mesi. Ma è anche pronto a ripartire. Come, però? E quando? Gli artisti e i tecnici hanno perso contratti, stipendi, spettacoli, serate. E per ripartire, come gli atleti, hanno bisogno di allenarsi; di provare. Come fare? In che forme? Se lo sono chiesti, ieri pomeriggio in videoconferenza, i dirigenti dell’Agis e delle principali associazioni di spettacolo in Italia. Hanno parlato il presidente dell’Agis – Associazione generale italiana dello spettacolo – Carlo Fontana, il presidente di Federvivo Filippo Fonsatti, il presidente delle Fondazioni lirico-sinfoniche Francesco Giambrone, il presidente dell’Anec, associazione degli esercenti cinematografici, Mario Lorini, e il direttore d’orchestra e direttore artistico dell’Opera di Roma, Daniele Gatti. Con loro, il regista Roberto Andò, che opera al crocevia di tutte queste arti. Regista di cinema, di teatro, di opere liriche, stoppato dal coronavirus proprio ai blocchi di partenza, a poche ore dal debutto alla Scala con l’opera “Un turco in Italia” di Rossini. La sua riflessione sintetizza il sentimento di tutti: “Siamo fedeli che non possono officiare il loro culto. E interrompere il rapporto col pubblico è pericoloso, anche perché poi è difficilissimo ricostruirlo. Ma la priorità assoluta è tutelare la salute di chi lo spettacolo lo fa e di chi lo spettacolo lo fruisce”. Poco prima, in mattinata, e sempre in videoconferenza, il ministro della cultura e dello spettacolo Dario Franceschini aveva incontrato proprio una rappresentanza di artisti – da Stefano Accorsi a Roberto Bolle, da Roy Paci a Nicola Piovani, da Stefano Massini a Monica Guerritore – e, con loro, il presidente dell’Agis Fontana. Illustrando le misure già approvate. Dario Franceschini ha parlato, molto concretamente, di soldi. Ai centotrenta milioni previsti per lo spettacolo con il decreto Cura Italia si aggiungono 20 milioni di euro per i settori non finanziati dal Fondo unico per lo spettacolo – piccoli teatri, circo, musica, danza, spettacolo itinerante. Poi anticipa le misure del prossimo decreto. La prima è l’erogazione immediata dell’80 per cento del contributo Fus del 2020. La seconda è che verrà prorogata – e forse aumentata – l’indennità di 600 euro prevista nel Cura Italia per i lavoratori autonomi dello spettacolo. Si discute, molto, se lo streaming sia un bene o un male: Stefano Massini teme che il teatro sia portato ad assumere un linguaggio televisivo; Nicola Piovani ricorda come proprio grazie alla televisione Luca Ronconi potesse creare un capolavoro come il suo Orlando Furioso. Anna Foglietta ricorda il grave problema dei set cinematografici, con i costi assicurativi che rischiano di salire alle stelle. Durante l’incontro, il presidente Agis Carlo Fontana ha consegnato a Franceschini una specie di “manifesto” del mondo dello spettacolo, dal titolo : “Lo spettacolo in Italia nella fase 2. Proposte per la ripartenza delle attività e per la riapertura al pubblico”. È quello di cui hanno discusso Fontana, Giambrone, Fonsatti e Lorini nel pomeriggio. Che cosa chiede l’Agis in questo documento? Prima di tutto, un calendario della ripresa delle attività di spettacolo. Che, al momento, non c’è. Un calendario da aggiornare, secondo l’andamento dell’epidemia: ma intanto, una base da cui partire. Ci saranno sicuramente due fasi di ripartenza: quella degli spettacoli all’aperto e quella degli spettacoli negli spazi chiusi. Che sarà, ovviamente, successiva. Durante tutto questo periodo sarà necessario prorogare l’erogazione degli ammortizzatori sociali. “Gli ammortizzatori saranno necessari finché saranno obbligatorie le distanziazioni”, dice Fonsatti, presidente di Federvivo. Perché ci saranno meno spettatori e meno incassi, anche nel caso in cui teatri e arene si potessero riaprire. Il documento Agis insiste sui temi della sicurezza: dai dispenser di disinfettanti da installare nei luoghi di spettacolo, alla igienizzazione delle superfici che possono essere toccate dal pubblico ai sistemi di prenotazione per distribuire il pubblico “a scacchiera”. O a percorsi che permettano di mantenere la distanza di sicurezza nelle code. Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, l’organizzazione che rappresenta le imprese che fanno musica dal vivo, rilancia: “Magari ci sono situazioni in cui un’orchestra sinfonica intera non può suonare, ma un chitarrista sì. Quindi proviamo a pensare alla possibilità di far esibire artisti singoli. Alla possibilità di cabine di plexiglass per isolare i musicisti non credo affatto: sono cose fantasiose, come le cabine sulla spiaggia, di cui non si è parlato più”. Il problema dei moltissimi concerti annullati è anche quello dei rimborsi: per chi ha acquistato biglietti di eventi annullati, sono stati introdotti dei voucher. Ma la situazione è lontana dall’essere risolta. Spera dice: “Non possiamo vivere in questa incertezza, di 15 giorni in 15 giorni. Diteci che cosa si può e che cosa non si può fare. Rappresentiamo una filiera che va dal semplice artista di piano bar ai megaconcerti negli stadi: muoviamo 1200 milioni di incassi, il 25 % di tutto l’incasso Siae”. Mario Lorini, presidente dell’Anec, associazione degli esercenti cinematografici, dice: “Aspettiamo istruzioni per ripartire: speriamo che ci siano presto le condizioni per farlo”. Gli fa eco Domenico Dinoia della Fice, che raccoglie i cinema d’essai: “Potremmo pensare a una fase sperimentale con le arene estive, distanziando gli spettatori. Ai drive in non pensiamo: in Italia, a differenza che negli Stati Uniti, non hanno mai funzionato”. Il presidente di Federvivo dei teatri, Filippo Fonsatti, sottolinea: “Pensiamo ad apparati leggeri, ad ensemble ridotti, ad arene all’aperto. E alla proroga degli ammortizzatori sociali fino a quando sarà necessaria la distanziazione sociale”. Nel documento, per il teatro si chiede la “rimozione sollecita” della sospensione delle attività produttive. Cioè: permetteteci, almeno, di provare gli spettacoli futuri. In questo modo, maestranze e artisti potrebbero ricominciare a lavorare, a guadagnare, a crescere. Francesco Giambrone, presidente dell’Anfols, che raccoglie le Fondazioni lirico-sinfoniche, spiega: “l’opera lirica non potrà rinascere come prima in tempi brevi. Perché coinvolge un numero enorme di persone in scena e fuori scena, e non puoi fare distanziamento sociale nella buca di un’orchestra. Dobbiamo riaprire, ma in sicurezza. Servono date certe e sostegni. Perché gli artisti, abituati a lavorare insieme, vivono un tremendo smarrimento”. Daniele Gatti, direttore musicale dell’Opera di Roma, lancia una proposta: “Mentre aspettiamo la luce verde, non possiamo entrare nelle case della gente? Apriamo i teatri per un’ora di spettacoli, o brevi concerti, senza pubblico, da trasmettere in streaming in diretta alle famiglie a casa”. Piera Detassis, presidente dei David di Donatello, dice: “Confermo un’edizione a suo modo storica dei David, il prossimo 8 maggio, in diretta su Raiuno. In caso della riapertura delle arene estive, penso ai film vincitori di David come possibile filo conduttore della programmazione”.