L’ONTA DI DEFINIRE UNA GIORNALISTA BELLA

L’ONTA DI DEFINIRE UNA GIORNALISTA BELLA

Donne giornaliste o aspiranti tali, ragazze degli anni duemila. Fate attenzione a scrivere che una collega è bella oltre che brava, perché incorrerete nel “reato” di sessismo. Sarete accusate di non esservi liberate –voi che avete 20 anni o poco più – della mentalità vetero-maschilista che permea la nostra società dalla notte dei tempi. Insomma, mai citare l’aspetto estetico. Di chiunque. O meglio, per gli uomini lo potete fare, perché anche questa è liberazione dal pregiudizio. Noi donne emancipate abbiamo conquistato il diritto di esprimerci in libertà e scrivere che un uomo (anche un giornalista) è orrido, scostante, sgradevole oppure belloccio, umile e preparato. Ma per le donne no, questo vi espone a infiniti attacchi da parte femminile: ma come, ma che c’entra l’aspetto fisico? Bisogna evidenziare solo le qualità intellettuali. Eccoci qui, inconsapevoli ragazze del duemila: siete cadute sulla buccia di banana del politicamente corretto al femminile. Furibonde, infatti, sono state le reazioni a un articolo della giovane Annalisa Ercolini su una lezione di economia tenuta a Lucca da Mariangela Pira, super esperta di borsa, finanza e di tutto lo scibile economico, quattro lingue parlate come l’italiano (inglese, francese, tedesco, spagnolo e pure un po’ di cinese). E anche bella, già. A 42 anni ne dimostra nemmeno 30. E poi garbata, non spocchiosa – come tanti “mostri sacri” del giornalismo, che si parlano solo fra di loro – una grande divulgatrice di argomenti ostici a chiunque. Una lettrice, che spiega di aver conseguito il secondo master all’estero “in un campo in cui prevalgono gli uomini”, si dichiara inorridita sia dal titolo “La bella giornalista che parla di economia”, sia dai contenuti dell’articolo che descrive inizialmente in poche pennellate l’aspetto di Mariangela, per poi passare subito alle sue qualità professionali: “Mi vergogno, scrive questa lettrice, che ci siano miei connazionali così poco intelligenti e sessisti. Mi auguro che questa ‘signora’ , che di certo non è una giornalista, finisca a scrivere necrologi”. Beh, questa offesa non è male. Forse anche più grave dell’aver osato definire una giornalista “bella”. Senza tener conto che i necrologi, come chiunque abbia subito un lutto sa, non sono scritti da specialisti, ma dai parenti della persona deceduta. Lasciamo stare il dettaglio. Come chiunque fa questo mestiere sa, è buona norma, quando si tratteggia un personaggio, raccontarlo “da dentro e da fuori”. Descriverlo, insomma, a uso e consumo di chi non lo conosce personalmente. Molto comuni sono dunque le notazioni sull’abbigliamento e l’aspetto fisico, che danno, come si dice in gergo, “colore al pezzo”. Eccone alcune, tratte da vari giornali, relative a maschi: “Il senatore Marcucci, impeccabile in un completo chiaro, spicca nel grigiore degli abiti scuri di prammatica in Senato”. E’ un offesa aver scritto che è “impeccabile”? No, sicuramente. “Salvo Sottile è l’accigliato più famoso della tv”. Anche qui un aggettivo usato a pennello. “Lamberto Sposini, da sempre soprannominato ‘il bello della diretta’”. Sì, Lamberto Sposini era ed è bello, anche se purtroppo fuori dalle scene da molti anni per via delle sue condizioni di salute. E allora? Non lo si può scrivere? Passiamo alle donne, perché oggettivamente uomini belli in tv se ne vedono pochini, anche se la bellezza rimane soggettiva. “Maria Luisa Busi, il volto angelico del Tg1. Una carriera davvero fulminante, probabilmente sostenuta da evidenti capacità e anche da una bellezza notevole, che la fa soprannominare la fatina del Tg1”. Sull’ex conduttrice è intervenuta anni fa anche la serissima Lidia Ravera, che, in un commento su ”L’Unità” (certo non un giornale di gossip), la definì “bella, di una bellezza rassicurante, in perfetta adesione alle regole del prime time, benché avesse 46 anni”. “Lilli Gruber è ‘la giornalista’ per noi italiani ed è anche una donna il cui fascino e la cui sensualità aumentano con gli anni che passano”. “Cristina Parodi a più di 50 anni esibisce una forma impeccabile”. “Laura Chimenti, il lato bello del telegionale”. (E’ la conduttrice del Tg1 delle 20) . Non ci dilunghiamo oltre. Di fatto sembra ormai di vivere in tempi cupi, in cui la leggerezza di una descrizione è severamente vietata. Soprattutto se la protagonista è donna. Stiamo diventando talebani: i complimenti al genere femminile sono ritenuti quasi un insulto, anche se fatti da una donna. Insorgono le stesse donne: siamo cervelli e non corpi. Giustissimo, si è combattuto tanto per questo, ma un complimento è ancora possibile o no? Tanta indignazione, poi, guarda un po’, stranamente non è riservata a chi vuole veramente riportare indietro le donne anche nel nostro mondo occidentale. Coprirle da testa a piedi, imporle matrimoni combinati, separare nei luoghi pubblici gli spazi riservati a donne e uomini, come chiede il partito islamico in Belgio, il cui leader si è addirittura rifiutato in tv di stringere la mano a una giornalista e guardarla in faccia perché donna. “Andrebbe, ha detto costui, contro la fede e i dettati della mia fede”. No, su questo dobbiamo essere pazienti e tolleranti perché fa parte della loro cultura e della loro religione. Bene, continuiamo così a guardare il dito e non la luna e indigniamoci pure se si definisce una giornalista “bella”. Per par condicio indigniamoci allora ogni volta che si parla di bellezza maschile. Anche gli uomini, poveretti, mica sono solo corpi, no? Ok, loro possono vantare una lunga tradizione grazie alla quale sono convinti di piacere sempre e comunque, anche se hanno la pancia come un armadio e fanno un po’ ribrezzo. Le donne, no. E qui ci sarebbe molto da discutere. Ma, per piacere, evitiamo ogni estremismo. E, per chiudere, tanta solidarietà ad Annalisa Ercolini: le donne e gli uomini non faziosi ti augurano una brillante carriera nel giornalismo.