MARIA GRAZIA CUCINOTTA, L’EQUILIBRIO NELLA GRANDE FAMA

MARIA GRAZIA CUCINOTTA, L’EQUILIBRIO NELLA GRANDE FAMA

Al telefono, sullo sfondo, molte voci. Bambini, donne. Come se tu fossi capitato nel piccolo caos che precede una cena, o fra i preparativi di una festa. Così,scopri che Maria Grazia Cucinotta ha accolto a casa sua una piccola tribù. Non solo il marito e la figlia Giulia, ma anche il nipote, il nonno, la tata con il bimbo. E un’amica americana che vive a Firenze, ma si è trovata lì a inizio quarantena.Risponde con grande serenità, Maria Grazia. Con la stessa forza d’animo che la ha portata a vivere con equilibrio la grande fama, le grandi sfide, gli inevitabili momenti difficili. Era difficile anche andarsene dalla sua Sicilia a neanche vent’anni, affrontare da sola il mondo dello spettacolo. Poi buttarsi anima e corpo nell’avventura del primo grande ruolo, giovanissima, con Massimo Troisi nel “Postino”. Ed ecco la fama internazionale, il cinema hollywoodiano, persino un ruolo in un film di 007. Una carriera che abbraccia tre continenti: dall’Italia agli Stati Uniti – a lei si ispira persino un personaggio dei Simpson – alla Cina, paese immenso e vitale, dove da tempo realizza progetti come attrice e produttrice. In questa chiacchierata, Maria Grazia ci apre, virtualmente, le porte di casa sua: fra vita familiare, piatti da cucinare, infinite mascherine da regalare, e respiratori da donare. Come vive questi giorni, Maria Grazia?“Continuo a lavorare, leggo copioni, faccio dirette skype o instagram. E cerco di tenere gli occhi aperti”. Stava girando, prima del lock down?“Avevo appena finito la tournée di ‘Figlie di Eva’ a teatro, e stavo lavorando in un film cinese, un fantasy girato ai piedi dell’Etna.Quando il produttore cinese ha letto le notizie sull’Italia, mi ha chiamato e mi ha chiesto, senza preamboli: cosa posso fare?”. Che cosa gli ha risposto?“Gli ho detto qual era l’emergenza più assoluta: mancavano mascherine professionali. Lui ne ha fatte arrivare 100mila dalla Cina: non quelle di carta velina, ma quelle che ti salvano la vita. E dato che le linee aeree non riuscivano a imbarcarle, ha pagato di tasca sua un corriere, per farle arrivare prima. Appena arrivate, le ho affidate alla Croce rossa italiana”. Un risultato non piccolo. E non l’unico…“Sì: con l’associazione ‘Ri-diamo’ – un gioco di parole fra l’atto di ridere e quello di dare a chi ha di meno – ho coinvolto un gruppo di persone che, autotassandosi, hanno regalato al Policlinico di Messina ventilatori polmonari per mezzo milione di euro”. Non è stata con le mani in mano. Ma ora, quei rumori che si sentono che cosa sono?“Stiamo cucinando! Non ho mai cucinato così tanto. Pane, focacce, arancini, pizze. È una sfida, cucina siciliana contro cucina romana, pasta alla Norma contro cacio e pepe. E poi sforno centinaia di biscotti”. Sua madre è in Sicilia?“Sì, a Messina. Ha più di novant’anni, e questo mi fa stare in ansia. Ci videochiamiamo tutti i giorni”. La tecnologia aiuta, per fortuna.“Mai come adesso, sarebbe necessario trovare il modo di portare gli ipad negli istituti per anziani; o almeno rendere i videofonini accessibili a tutti, così che queste persone isolate e impaurite possano vedere figli e parenti”. Vice anche delle gioie, in questi giorni?“Sì: guardo mia figlia che mi guarda e dice ‘sono contenta che tu sia qui’. Da quando aspettavo Giulia, non mi ero mai potuta fermare un attimo, non avevo più posato la valigia. Adesso finalmente posso. Mi sono riscoperta in una vita di moglie e di madre, che per tanti anni ho dovuto quasi rubare al tempo del lavoro”. Come si mantiene in forma?“I primi giorni ci ho provato: dopo vent’anni ho rispolverato la cyclette. È durata due ore, poi è tornata nel ripostiglio!”. Eppure è bellissima, e non ha mai voluto ricorrere alla chirurgia estetica. Ha un segreto?“Nessuno: non uso particolari creme, non mi sono mai risparmiata nelle risate: meglio una risata in più, e al diavolo le rughe! Quando rido, la mia faccia si muove tutta, ho mille fossette, sembra il viso di uno sharpei! Ma il mio trucco è non guardarmi allo specchio”. Oltre a cucina, copioni e dirette web, che cosa fa?“Guardo film di azione: mi sono rivista tutti gli ‘Iron Man’ e i ‘Batman’ possibili! Commedie? Sì, ma meglio i film d’azione. Serie tv? Mi spazientisco, voglio qualcosa che inizia e finisce. Poi faccio volontariato. Con l’associazione ‘Vite senza paura’ abbiamo aperto un numero verde. Ascoltiamo donne che chiedono aiuto”. Sono aumentate le chiamate in questi giorni?“A dismisura. Donne che subiscono violenze dai compagni, che talvolta riempiono di botte anche i figli. Questa clausura forzata nasconde migliaia di tragedie”. Come fa ad assorbire tanto dolore?“Sono fortunata, sto bene di salute, e dagli altri imparo grandi lezioni. Un amico ha una malattia neurologica, è paralizzato su un letto e mi scrive con gli occhi. Ogni battito di ciglia una lettera. Eppure è lui che dà la forza a me”. La fede è una dimensione che le appartiene?“Sì. Ho amici meravigliosi che hanno creato dei gruppi di preghiera, la trovo una cosa bellissima. Vedo in loro la luce della speranza”. Sua figlia Giulia ha diciotto anni. Come vive?“Studia management all’università – è un anno avanti – e a fare l’attrice non ci pensa minimamente. ‘Voglio la mia libertà’, dice, ‘non vorrei mai essere riconosciuta per strada’…”. Lei invece ha conosciuto il successo giovanissima, con Troisi. Che cosa ha significato?“Il cinema può darti un’enorme ansia. Devi avere le spalle larghe: altrimenti, aspetti senza fine la chiamata del regista e il giudizio degli altri. Io sono una che, se la chiamata non arriva, non piange e si mette subito al lavoro. Se sbaglio, mi deprimo due minuti, e poi via, avanti. Domani è un altro giorno”.