TUTTI I NUMERI SUI MIGRANTI
Un po’ di chiarezza sui migranti arriva dalla fondazione Ismu (iniziative e studi sulla multietnicità) che si basa sui dati del ministero dell’Interno. E a sorpresa arriva un dato un po’ inaspettato, visto che non si fa che dire che gli sbarchi sono diminuiti: le richieste di asilo nel 2017 hanno raggiunto il picco. Il numero più alto finora registrato in Italia: 130.000. Più 5,4 per cento rispetto al 2016 (quando erano 123.600) e più del doppio rispetto a quattro anni fa. Le richieste di asilo le fanno tutti, allo sbarco. Poi bisogna vedere come vanno a finire. Ebbene, nel 2017 sono state esaminate 81.527 domande da 49 commissioni territoriali e il risultato è stato netto: il 52,4 per cento sono state respinte (42.700 casi). Che fine faranno costoro? Aspettano l’esito del ricorso pagato dallo stato italiano, rimanendo nei centri di accoglienza (almeno si spera) e poi chissà. Il maggior numero di non riconoscimenti al diritto di asilo si registra nella fascia di età 18-34 anni. Ovvero quella che vediamo tutti i giorni in giro per paesi e città, quando esce dai centri di accoglienza. Altro dato interessante: gli uomini, molto più delle donne, si sono visti respingere la domanda: su 42.700 dinieghi ben 39.000 sono relativi a maschi. Il che significa anche come la percentuale delle donne che arrivano in Italia sia minoritaria, benché leggermente in crescita nell’ultimo anno. Appena 21.000 su 130.000 le domande di asilo presentate da donne nel 2017. Chi invece ha ottenuto lo status di rifugiato, quello concesso a chi veramente è in fuga da guerre e persecuzioni? Nel 2017, l’8, 4 per cento del totale. E quali popolazioni hanno presentato la domanda? In prima linea nigeriani, poi bangladesi, pakistani, gambiani e ivoriani. E i minori non accompagnati, che, come si sa, hanno una corsia preferenziale? Ebbene – sempre secondo i dati del ministero dell’Interno – si tratta soprattutto di maschi (il 93 per cento del totale) e quasi adulti. Solo 82 domande infatti hanno riguardato minori di 13 anni. Invece il 79 per cento dei minori soli ha compiuto 18 anni o più proprio quando ha ricevuto la decisione della commissione. Quindi domande presentate formalmente da minorenni nel frattempo cresciuti. Anche questo un bel pasticcio perché lo status gli è stato riconosciuto in quanto minore, ma nell’arco di un anno o poco più il 79 per cento è diventato maggiorenne. E i ricollocamenti in altri paesi? Ininfluenti. Al 31 dicembre 2017 sono stati trasferiti dall’Italia in un altro stato membro dell’Unione europea solo 11.464 richiedenti protezione internazionale. Che si deduce da questi dati? Che tutta la propaganda di politici, associazioni e chi più ne ha più ne metta, è falsa. Ovvero che ci sono tantissimi bambini bisognosi a cui è ovvio che si apre il cuore e anche di più. Per non parlare delle donne. La verità è quella che la gente percepisce quotidianamente: ovvero richiedenti asilo maschi, giovani e senza alcun diritto di restare in Italia per oltre la metà di loro. Ma tanto ci rimarranno. Una volta dentro, con quello che costano i rimpatri (e anche in assenza di accordi coi paesi di origine che in genere non rivogliono i propri concittadini), chi li manda più via? Impossibile. Poi che anche “l’effetto Minniti”, che ha ridotto gli sbarchi con gli accordi con la Libia, non ha funzionato. Il numero di coloro che cercano di entrare ( e di rimanere) in Italia con la richiesta di asilo continua a crescere. Massimo rispetto, ovviamente, per i destini individuali di povertà e di bisogno, ma se tutti quanti ci dicessero la verità forse sarebbe meglio.
