AFFETTI NEGLI ANNI VENTI
Questi affetti stabili sono finiti in matrimonio o in matrimoni, per chi, come me, ha il gusto del ripetersi, oppure si sono accontentati che il giro stretto di amici, parenti e soprattutto figli di molte madri o padri lo sapessero. Stabilità che vuol dire affettivamente? Che lei/lui c’è, qualunque sia la giustificazione giuridica e persino la collocazione pratica. L’unica cosa che mai mi era venuta in mente è di dover rispondere di questo allo stato. Magari nelle sembianze di un gentile carabiniere che mi si potrebbe rivolgere, avendo cinquant’anni meno di me e vedendomi con la mia bellissima compagna, per interrogarmi se sono stabile. Sono stabile? Puoi chiedere a un ultra, molto ultra, sessantenne in tempi di coronavirus se è stabile? Magari! Dove si firma per ottenere questo certificato di stabilità ovvero di permanenza in vita ancorché monogamo? Scrivo questo perché due intrusioni del decreto del governo mi sono sembrate maldestre, malgrado comprenda le intenzioni. La prima è quella che lo Stato vuole sapere come sto ad affetti, se ce li ho, se li ho persi, se sono eterosessuali o no, se lei mi vuol bene (brigadiere la faccia confessare, prego!!) se durano nel tempo, soprattutto nel tempo da qui fino al vaccino perché dopo il vaccino sarà tutto un mandarsi al diavolo. E allora ditelo che volete rompere i cosiddetti a chi ha una certa età e che, dopo aver scritto che “una risata vi seppellirà” e una ininterrotta “lotta al sistema”, oggi invece deve come soldatino stare nelle regole. Penso a mio padre, a come sarebbe stato felice di vedermi rispettare le regole. Fidanzata una sola e per la vita, a casa tutto il tempo, a messa se vuoi, e soprattutto obbedire-obbedire-obbedire. Non può essere che questo coronavirus sia una vendetta animale contro il ’68?
