CHE FASCINO I GIOVANI MARX ED ENGELS

Ho aspettato quasi 50 anni prima di vedere un film decente su Marx ed Engels. L’ho visto stasera su Rai3, la sola tv che poteva trasmetterlo. In effetti poteva anche essere recitato a teatro, il film è molto girato indoor, è costato relativamente poco, forse mi sarebbe piaciuto vedere una cosa alla Sergio Leone. Manca un grande film su Marx ed Engels, è sempre mancato. Un film aiuta a capire tante cose, se ben fatto. Questo “Giovane Marx” di un regista nero haitiano, Raoul Peck, è un film pregevole, strettamente filosofico, insegna parecchio, trasmette qualcosa alla mente; forse avrei preferito dicesse qualcosa di più al cuore. Di sentimentale qui c’è l’amicizia fraterna, esemplare, fra i due, nonché il matrimonio fra Karl e Jenny von Westphalen, rampolla della famiglia più ricca e aristocratica di Treviri, che lascia tutto per inseguire un “pazzo” che non riesce a mantenerla. E se non è romanticismo questo, cosa lo è. Ve lo dico in un orecchio: è Scapigliatura. Il film meritava di più dalla critica italiana, ma sapete com’è essere antimarxisti ormai è una moda dei radical chic che hanno invaso le redazioni dei media. Invece qui siamo alla presenza della storia con la S maiuscola, Marx ed Engels sbaragliano a uno a uno tutti i concorrenti del neonato movimento operaio, in pratica l’hanno fondato loro insieme agli anarchici, con cui hanno molte più affinità di quanto si creda. E hanno cambiato la Storia puntando tutto sulla violenza della lotta di classe. Il loro libro principale, oltretutto scritto insieme, come mostra il film, è il Manifesto del partito comunista, destinato all’intellettualità operaia, alle persone colte del XIX secolo, un capolavoro politico-letterario, ma oggi difficilmente comprensibile perché pieno di riferimenti agli avvenimenti storici del loro periodo, per cui se non si conoscono più che bene questi, si fa grandissima fatica a leggero oltre le prime 10 pagine, che pure sono pregne di concetti sovratemporali. Il Capitale è scientificamente più importante, ma l’hanno letto davvero in pochi e non è proponibile a tutti. Non Marx, ma Engels, che visse fino al 95 (Karl era morto nell’83) fece in tempo a conoscere il fenomeno dell’aristocrazia operaia (se non erro la definizione è proprio sua), proprio allora già in crescendo. Quel fenomeno condusse alla socialdemocrazia, ossia alla rinuncia della rivoluzione in favore del riformismo. E’ un compromesso con la borghesia e le sue porcate (se ne accorgeranno con la Grande Guerra), in cambio della quale promette salari alti a una componente minoritaria. Nella seconda metà del Novecento il benessere della classe operaia è però raggiunto diffusamente, oggi è di nuovo messo in discussione. Si torna ai salari di fame, sempre peggio.Come dire che l’attualità del marxismo è sempre dietro l’angolo, va saputa raccogliere. Ecco, questo è il problema. Concludo guardando con invidia all’amicizia fra Karl e Friedrik, basata su una meravigliosa concertazione culturale fra i due che ha prodotto mutamemti storici fondamentali provocati dal puro e semplice tentativo di cambiare la società. “Perché i filosofi finora hanno interpretato il mondo, ora si chiede loro di cambiarlo”. Si proceda per tentatvi ed errori, aggiungo io.