È ARRIVATO L’AMERICANO
Malgrado non vivesse ancora stabilmente a Terlizzi non ci mise molto a fass canosce. Innamorato perso della Puglia fino a soffrirne, cacazz come pochi ma sempre per una giusta causa, affabile, andava fino in fondo alle cose in cui credeva, riuscendo a mettere insieme i suoi progetti con gli interessi del nostro paese. Quella estate, era il 2008, sollevò un casino della madonna per un bando regionale relativo a un piano di promozione del turismo in Puglia.Finì su diversi giornali. Quando lessi la sua prima intervista-denuncia mi venne naturale commentare, con un misto di stupore e ammirazione, “Cazzo!” Mi misi in testa che dovevo assolutamente incontrarlo, parlarci. Iniziai a raccogliere informazioni su di lui per poterlo rintracciare. Fu così che venni a sapere di questo americano di origini terlizzesi, un pubblicitario che aveva deciso di venire a vivere e investire in Puglia, alla ricerca delle sue radici, partendo da un vecchio casale sull’Appia Traiana.Come spesso mi accade, feci passare molte settimane prima di trovare il coraggio di cercarlo. Quando ormai le mie vacanze di agosto volgevano al termine, una mattina finalmente andai alla “Villa Rossa”, non ero nemmeno sicura che fosse quella casa sua. Non lo trovai. Il custode-fattore mi disse che era tornato a New York ma sarebbe rientrato pochi giorni dopo. Troppo tardi, mannaggia a me. Buttai giù un messaggio su un pezzo di carta, chiedendo la cortesia di farglielo recapitare. Non successe nulla per diverso tempo. Un paio di mesi dopo fu lui a scrivermi via mail: aveva trovato in cucina, sulla credenza, un bigliettino da visita col mio nome ma non sapeva chi fossi (il custode non gli aveva detto della mia visita, se ne scusò).Ci mettemmo d’accordo per vederci a Terlizzi appena possibile, incastrando le mie discese da Roma con le sue venute da New York (non si era ancora trasferito definitivamente in Italia).Il nostro primo incontro durò più di 3 ore.Mi offrì prima un caffè, poi un rosolio all’alloro fatto da lui (buonissimo), poi una grappa, poi non so cosa altro. E parlammo, parlammo. Un po’ in italiano, un po’ in inglese, spesso in terlizzese. Ogni tanto arrivava qualche ospite. Nuovo giro di caffè, rosolio e grappa. Come atto di ospitalità gli avevo portato un libro di arte contemporanea della nostra azienda.Seguirono altri incontri, scambi di idee, visite estemporanee. Tra sogni e denunce.A mia madre dicevo “Ma’ vado dall’americano”.La scorsa estate, a causa delle vicissitudini familiari, non ero riuscita a passare per un saluto. E nemmeno a Natale. Ma tanto sapevi che lui era là, nella sua inconfondibile Villa Rossa. Erano ormai diventati parte integrante del nostro borgo. Una icona. Uno skyline.Lui, la Villa, la sua famiglia, i suoi cani.Proprio là avevo deciso di festeggiare i 50 anni che sono rimasti senza festa. E oggi fa male di più quella occasione di incontro mancata.Ah saperlo che sarebbe stato l’ultimo!Sapevi che potevi passarci dopo mesi, bussare tirando la campana e lui ti avrebbe aperto.Come apriva ai pellegrini di passaggio.Sembrava un rituale che sarebbe durato per sempre, nei secoli, come quella via francigena che lui aveva contribuito a rilanciare.Sembrava …Poi un pomeriggio di maggio, proprio nel mese delle rose colorate che negli ultimi giorni fiorivano rigogliose sulla sua pagina Facebook, il buio è calato all’improvviso sulla Villa Rossa.L’americano non c’è più. Si naa sciut. Forever. CiaoPaul. Grazie di tutto.Grazie per aver portato un pezzo di America a Terlizzi. Grazie per aver fatto conoscere le infinite ricchezze di Puglia agli americani.Grazie per aver lottato con noi e per noi.Grazie per aver condiviso pezzi di mondi nuovi allargando il nostro punto di vista sul mondo.Grazie per aver scommesso sulla nostra terra più di quanto noi abbiamo creduto in te.Grazie per averci insegnato che l’amore per noi stessi inizia dal rispetto per il nostro territorio.Grazie per essere stato uno di noi.
