IN ATTESA DELLA CAMPANELLA
Erano felici i miei figli. Niente scuola. I primi giorni eravamo tutti frastornati. Annichiliti e increduli. Chiusi dentro casa. Chi? Noi che eravamo sempre un passo oltre il Tempo misurato in ore? Chi? Noi che non ci fermavamo neppure se qualcuno ci diceva :- resta un po’ con me? – Eppure ci siamo fermati. Improvvisamente il mondo smetteva di considerarci indispensabili e tornavamo ad essere solo uno degli ingranaggi e neppure il più importante. I miei figli entusiasti ed euforici, come lo è chi non sa che dal Dovere nascono i Diritti, erano al settimo cielo. La mattina sveglia senza stress, colazione con calma e molto, molto tempo per divertirsi in casa…ops ” approfondire culturalmente”. All’inizio li osservavo clemente. La paura del contagio aveva offuscato ogni mia altra capacità di riflessione. Poi cominciai a realizzare quanto stava accadendo e decisi che non si poteva attendere supinamente un’incognita. Nell’alea del contagio stavamo perdendo il contatto con noi stessi. Così, nell’attesa che la scuola si organizzasse, fini’ nel giro di pochi giorni la pacchia di due adolescenti. Ci siamo organizzati la giornata facendo sì che i due ragazzi avessero un precettore. Assolsi a quel ruolo solo per poco più di una settimana , ma capii perche’ avevo sempre rifiutato di fare il corso abilitativo all ‘insegnamento. Insopportabili. Ed erano I miei figli. Figuriamoci I figli degli altri. Penso che sarei stata una insegnante da sanzione disciplinare per ceffoni agli alunni. Ma il destino ha deciso per me , e quindi i ragazzi di tutta Italia hanno scongiurato questo pericolo. È un mestiere stupendo e gratificante quello del docente. Anzi è una missione e come tale dovrebbe essere intesa. Avere fra le mani il mondo educativo di un giovane è un compito arduo ed impegnativo che solo una grande passione può motivare. E ho visto che la scuola, dopo i primi, comprensibili, momenti di smarrimento, ha cercato di fronteggiare al meglio la situazione critica inimmaginabile mesi addietro. I ragazzi sono stati stupendi, passando compiti e fornendosi informazioni laddove non tutti riuscivano a fare il collegamento con la piattaforma digitale. Tra di loro c’è un livellamento sociale mai indotto ma spontaneo. Un mutuo soccorso encomiabile. I ragazzi hanno compreso la gravita’ della situazione, hanno cercato di compiere il loro dovere sapendo che la loro stasi è solo un trampolino per il Futuro. Spesso mi sono soffermata a seguire le lezioni. ” Normali ” in un momento in cui la parola ” normalita’” appare come un miraggio. E mi sono trovata a pensare allo sforzo che devono fare questi insegnanti per motivare i ragazzi , spronarli, incitarli a non lasciarsi sopraffare dalla noia. Una insegnante di mio figlio minore, ha scritto ai ragazzi, inviandola a ognuno di loro, una bellissima lettera. Ricordo ancora il volto felice di mio figlio nel ricevere una lettera con un tono confidenziale da una persona che lui apprezza e a cui è affezionato. Era una lettera molto intensa. Sul valore di chi si è in qualsiasi situazione a prescindere da un voto o da una impreparazione. Invitava mio figlio a fare tesoro di questa esperienza per comprendere il valore della Libertà e la sua fragilità. Credo che al pari dei medici e degli infermieri, di coloro che sono in prima linea a,combattere un nemico del corpo, un plauso vada fatto a coloro che curano le anime e le menti dei nostri figli che pur con arnesi logori, con armi spuntate , si prodigano per non lasciare indietro nessuno, inventandosi la strada laddove i mezzi a disposizione indicano solo un muro cieco. Sono questi i piccoli eroismi della quotidianita’ che alla fine di questo disastro umano…lasceranno un pulito e onesto bilancio finale.
