FASE DUE: NOI FIDANZATI DI REGIONI DIVERSE, RIMANIAMO FREGATI

FASE DUE: NOI FIDANZATI DI REGIONI DIVERSE, RIMANIAMO FREGATI

sono fidanzato con una donna di Napoli da due anni. Abbiamo già fissato la data delle nozze, lavoriamo entrambi in smart working, sono due mesi che non la vedo e non la potrò vedere almeno per altri quindici giorni. Non ce la faccio più a sentirla al telefono e a vederla solo in video chat. Al netto di chi sta peggio di noi, perchè ha perso il lavoro o ha perso  la vita per il Covid, non le nascondo che sono  tristissimo. Prima ci vedevamo tutte le settimane, ora chissà quando ricapiterà. Mi creda, la capisco benissimo. All’amor non si comanda, come è giusto che sia. Non le  rimane  altro che portare pazienza, rischiare una multa mettendosi ugualmente  in viaggio contravvenendo al decreto della Presidenza del Consiglio ,  o mettere in pratica delle scorciatoie che non sto a consigliarle. Il punto della questione  è un altro. Logica avrebbe voluto  che si dovesse creare già da tempo   un cordone sanitario attorno alla Lombardia, in  parte del Piemonte e del Veneto, e nelle provincie di Parma e Piacenza, che confinano con la Lombardia . Due terzi delle persone scomparse è deceduta purtroppo in quei confini. Si poteva fare come a Wuhan, insomma. Appare ovvio che con questa soluzione non sarebbero stati penalizzati gli spostamenti nel resto del Paese. Ma ormai è tardi. Mi creda, la decisione del Governo improntata alla cautela  è da condividere ed apprezzare  proprio perchè, scartata la soluzione migliore, il cordone sanitario, rimaneva l’altra soluzione: quella di  riaprire per gradi. Avanti piano e con giudizio, quindi, perchè il maledetto virus circola ancora tra noi e nulla esclude purtroppo che al termine di questa prova generale, con la crescita dei contagi, potrebbe essere inevitabile una nuova, ulteriore chiusura.  Che, badi bene,  non possiamo permetterci: sia  da un punto di vista sanitario che da quello economico e sociale. Certo c’era un’altra possibilità ancora. Poche norme chiare e  poi sperare in meglio.  E cioè: divieto di assembramento oltre le sei, otto  persone, mascherine obbligatorie ,  guanti obbligatori, distanziamento fisico e nessuna  conseguente distinzione regionale o affettiva. Tutto sarebbe stato affidato al senso di responsabilità degli italiani. Domanda: lo siamo stati in questi due mesi, responsabili? Io dico assolutamente  sì e non solo per la paura delle multe. Non le nascondo, anzi,  di essere rimasto positivamente sorpreso. Converrà infatti  anche lei che gli italiani abbiano risposto finora molto bene alle chiusure imposte dall’emergenza coronavirus. Almeno la stragrande maggioranza degli italiani ha dimostrato di avere la testa sulle spalle. Rimane purtroppo  quella minoranza capace di provocare puntualmente danni con comportamenti irresponsabili. Siamo sicuri che questa gente abbia davvero capito la gravità del problema? Siamo sicuri che se domani fosse stato dichiarato il liberi tutti non avrebbe riattivato immediatamente la movida nelle città o organizzato feste con decine di invitati? Mai come in questo caso vale il detto che per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno. Paga il giusto per il peccatore. Paga quindi  lei, che presumo sia  responsabile, per chi  responsabile non lo è.  Ma il mondo è sempre andato avanti così. Purtroppo.