DUE GIORNALISTI AGGREDITI DA UN PICCHIATORE FASCISTA. DUE-GIORNALISTI-DUE, CAPITO?
Due giornalisti sono stati aggrediti da un picchiatore fascista mentre facevano il loro lavoro. Due giornalisti, capito? Due. Siamo in grado di abbandonare le distinzioni burocratiche almeno di fronte agli attacchi? Due giornalisti sono stati direttamente e violentemente aggrediti da un picchiatore fascista di Ostia. E’ così no? Non proprio, se stiamo alle diverse locuzioni che siti d’informazioni, giornali radio, telegiornali e giornali hanno usato in queste ultime 24 ore, da quando la RAI ha denunciato l’aggressione diRoberto Spadaalla troupe della trasmissioneNemo.Daniele Piervincenzi, quello che stava conducendo l’intervista e che ha rimediato la frattura del setto nasale, è da tutti identificato come “giornalista”,Edoardo Anselmi, che l’aggressione ha ripreso con la sua telecamera e che ha continuato a girare finché gli è stato possibile, è – a seconda delle fonti – un “operatore televisivo”, un “videomaker”, un “cameraman” o – secondo la formula del comunicato della RAI- che pure a fare quel servizio ce lo aveva mandato – un ganzissimo “film maker”. L’Ordine dei giornalisti ha prontamente condannato la vicenda, titolando il comunicato del segretario dell’Ordine: “Aggressione al collega Piervincenzi, solidarietà del CNOG” [Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti].Anselmiè citato solo nel testo, come “film maker”. Analoga formulazione si trova nel comunicato della Federazione Nazionale della Stampa (sindacato dei giornalisti) e dell’USIGRAI (sindacato dei giornalisti RAI), anche se con titolazione meno strampalata. Cari colleghi, può essere chePiervincenzisia iscritto all’Ordine dei giornalisti eAnselminon lo sia e certamentePiervincenziha subito danni maggiori, ma sono ambedue persone che stavano facendo giornalismo e sono state fisicamente aggredite proprio perché stavano facendo giornalismo. La notizia è che due giornalisti sono stati aggrediti e mandati in ospedale da un picchiatore fascista, se non la raccontiamo così raccontiamo una notizia a metà, ci nascondiamo dietro ai formalismi, alle tessere di appartenenza, alle “categorie”, come se il problema fosse l’aggressione a un iscritto all’Ordine e non l’aggressione a un giornalista che stava facendo il suo mestiere. Forse per la legge italiana “giornalista” è chiunque sia iscritto all’Ordine dei giornalisti, a prescindere dal lavoro che in effetti svolge. Per il senso comune è giornalista chiunque svolge il lavoro del giornalista, quando svolge tale lavoro. Riusciamo a dircelo almeno quando qualcuno di noi è fisicamente vittima della battaglia che combatte sul fronte del mestiere?
