ELEZIONI IN COLOMBIA, CALMA APPARENTE ASPETTANDO IL BALLOTTAGGIO

“Perché la Colombia non sia un nuovo Venezuela”. “Non voglio vivere come un venezuelano”. Sono alcuni degli slogan della destra che hanno accompagnato la campagna elettorale in Colombia, dove il primo turno ha visto in vantaggio Iván Duque (39,14 per cento), delfino dell’ex presidente di estrema destra Alvaro Uribe, seguito da Gustavo Petro (25,08 per cento), ex sindaco di Bogotà, economista ed ex combattente nel gruppo guerrigliero M-19. I due candidati si affronteranno nel ballottaggio il 17 giugno. E per la prima volta nella storia della Colombia la sinistra ha qualche possibilità di vincere.“Siamo arrivati a queste elezioni con una campagna basata sulla disinformazione, la paura, le false notizie, le minacce e i ricatti” dice Andrés Pedraza Tabares, comunicatore sociale e cineasta. “Gli slogan e i riferimenti al Venezuela sono stati usati continuamente per spaventare gli elettori e portarli a identificarsi con la destra. Si fa leva sulla forte immigrazione di venezuelani nel paese, che favorisce i timori sul rischio di ‘castrochavismo’, la caricatura con cui la destra liquida tutti i processi politici di sinistra in America Latina”.Una campagna elettorale che non ha visto gli episodi di violenza degli anni passati, grazie soprattutto all’accordo politico con le Farc, le formazioni della guerriglia nate negli anni ’60 da una divisione del partito comunista (www.alganews.it/2017/09/03/colombia-ex-guerriglieri-farc-parlamento-gli-accordi-pace/). Tuttavia vari candidati e relativi militanti hanno subito attacchi violenti. Contro Petro, per dire, si è mobilitato lo stesso Jhon Jairo Velásquez, detto Popeye, ex killer di Pablo Escobar, narcotrafficante e leader del cartello di Medellín.Vero è che il primo turno elettorale è stato particolarmente pacifico. Resta però la paura di brogli elettorali davanti agli “errori” degli scrutatori durante le operazioni di spoglio dei voti del primo turno.Alvaro Uribe, presidente dal 2002 al 2010, fautore della mano dura contro la guerriglia (e qualsiasi forma di protesta sociale), è un ancora un personaggio molto potente in Colombia. “Il suo sostegno a Duque” dice Pedraza Tabares “ha permesso a un candidato senza esperienza, che molti definiscono un burattino nelle mani dell’ex presidente, di arrivare al ballottaggio e probabilmente di vincere”. Non solo. Durante la campagna elettorale, le denunce e i processi in corso contro Uribe – circa 186, tra cui accuse di omicidio, narcotraffico, corruzione e finanziamento ai paramilitari – sono stati magicamente congelati.Che cosa gioca contro Petro? Il no al referendum sul processo di pace del 2016 (passato con appena 50,21 per cento dei voti) non ha arrestato gli accordi politici con le Farc. Ma potrebbe aver messo Petro in una condizione di partenza più debole?“Difficile dirlo” risponde Pedraza Tabares. “Per la rielezione di Santos, che molti di noi votarono proprio per proteggere il processo di pace, la sinistra e il centro si sono uniti. Forse questo accadrà anche a questo ballottaggio, anche se è vero che la Colombia resta un paese di destra, che non perdona a Petro di essere stato un guerrigliero”. Gli accordi di pace sono la cartina al tornasole del paese. Lo stesso candidato uribista Duque, che inizialmente aveva promesso di interrompere il processo in caso di vittoria, ha mitigato la sua posizione per non perdere i voti di centro. “Vero è che Petro non ha saputo agglutinare il voto della classe media, anche a causa della stampa ostile e, va detto, di un’avversione di molti colombiani a qualsiasi politica progressista, dalle azioni di inclusione a favore dei settori più vulnerabili alla protezione dell’ambiente. Tutti elementi prioritari del programma di Petro”.Malgrado la posizione apparentemente più morbida di Duque, la sua vittoria metterebbe a rischio il processo di pace, peraltro sotto minaccia permanente. I gruppi armati paramilitari sono ancora presenti e minacciano gli ex combattenti delle Farc e i militanti politici. “Gli accordi restano in gran parte incompiuti” accusa Pedraza Tabares “con denunce di corruzione nella gestione dei fondi destinati alla loro implementazione, con benefici che avrebbero dovuto coinvolgere tutto il popolo colombiano, come vittime dei paramilitari, esponenti della comunità Lgbt, media comunitari, prigionieri politici”. Se dovesse vincere Duque, non solo sarà molto difficile realizzare tutti questi obiettivi, ma subentrerebbe il rischio di una rottura degli accordi e dei negoziati.“Qualcosa però nel paese sta cambiando” continua Pedraza Tabares. “Un candidato di sinistra come Gustavo Petro e lo stesso centrista Sergio Fayardo hanno sconfitto Vargas Lleras, altro rappresentante delle oligarchie del potere. I voti dei loro elettori, sommati, potrebbero sconfiggere lo stesso Duque. La sfida, dunque, è riuscire a unire le forze di sinistra e di centro in vista del ballottaggio”. Nella foto, da sinistra, Iván Duque e Gustavo Petro