LA FORMA DELL’ACQUA

Il baciodi Klimt intarsiato nell’acqua, oggetti fluttuanti nel liquido azzurro, geroglifici cangianti di linee sospese, le squame argentate del mostro…La forma dell’acqua – The Shape of Watersfoglia il taccuino di appunti di Guillermo del Toro, composizione d’arte speziata di Messico, esposto nel 2016 al museo LACMA di Los Angeles. Il libretto fitto di note e disegni amazzonici nel film compare tra le mani di uno scienziato-poeta, e ci dice che la fiaba metafisica è una galleria delle creature orripilanti del regista di Guadalajara, unlabirinto del faunopieno di incubi e meraviglie. Al di là del folklore diCoco, Del Toro evoca l’oltretomba del Día de muertos, il sotterraneo buio di un laboratorio scientifico a Baltimora, covo segreto e zona franca militare. È il 1962, tempo della crisi missilistica di Cuba, a un passo da Cancún e dal fiume che generò l’uomo-pesce, prigioniero in una gabbia di vetro, l’anfibio da sventrare e sezionare per carpirne il segreto, conteso da impietosi agenti sovietici. L’horror politico si specchia nel colonnello Strickland (sublime Michael Shannon), con metaforiche dita marce della mano e charme maligno, aguzzino delGill-mandi Del Toro, l’uomo-branchia, ruggente e incatenato. Ma ecco arriva lei, la donna delle pulizie muta Elisa (Sally Hawkins da Oscar) che cammina danzando sullo sfondo di clip prese dai musical di Betty Grable, Shirley Temple, Carmen Miranda e Alice Faye mentre Renée Fleming cantaYou’ll Never Know. Memoria dell’acqua e del cinema. Il flusso visionario si materializza in oggetti iconici dell’epoca d’oro: il manganello elettrico anti sommossa, la Cadillac con le pinne “carta da zucchero”, la fonovaligia, i dipinti pubblicitari in stile Norman Rockwell del vicino di casa, l’artista gay (Richard Jenkins) che avrà un contatto con l’essere pescato nel Rio delle Amazzoni. «Ma tu sei un dio!». Del Toro gioca di humour con il suo freak, unico spettatore nella sala vuota, incantato davanti aLa storia di Ruth, stupefatto del mondo come la Madison diSplash – Una sirena a Manhattan. E compone su musica di Alexandre Desplat l’atlante delle immagini assenti, l’archetipo del Mostro amato, la Bestia (e la Bella), King Kong, la Creatura della laguna nera, segni di un’effrazione della realtà, contro la “guerra fredda” di ogni stagione. Saranno l’irriducibile collega afroamericana (Octavia Spencer), il “rosso” che onora la Rivoluzione d’ottobre (Michael Stuhlbarg) e il pittore rifiutato da tutti (Richard Jenkins) gli alleati di Elisa, in bilico sulla linea del piacere tra umano e disumano. Su tutto aleggia lo spirito disneyano, adorato da Del Toro, con i villain e le sirenette, la paura e la polvere di fata, antidoto alle forze del male, del Pentagono e del Cremlino.La forma dell’acqua– Leone d’oro a Venezia 2017 e candidato a 13 Oscar – si abbandona ai sensualissimi vortici tra diseguali, paria della società, angeli vittoriosi degli esclusi perché l’acqua prende la forma che vuoi, come l’amore plasmato su corpi di donna, uomo o alieno. Uscita d’obbligo per San Valentino.