PARLA PINO AMMENDOLA. UN FILM SUI POLITICI SUPERFICIALI

Pino Ammendola interpreta un politico superficiale in un film con un testo per riflettere sulla politica in maniera decisamente ironica. Si intitola A.N.I.M.A., dal 9 maggio 2019 nelle sale cinematografiche italiane, il film diPino Ammendola e Rosario Maria Montesanticon un cast che coinvolge, oltre allo stesso Ammendola nei panni del protagonista, l’onorevole Modòr, anche attori tra cui Adolfo Margiotta, Massimo Olcese, Andrea Roncato, Franco Oppini, Giorgio Gobbi, Maria Letizia Gorga, Massimo Corvo, Paolo Buglioni, Mino Caprio, Bruno Bilotta. Il titolo gioca con l’acronimo di Atassia Neuro Ipofisaria Monolaterale Acuta e racconta le vicissitudini di Anio Modòr, politico superficiale, lontano anni luce dal concetto di bene comune, senza tralasciare la sua presa di coscienza delle conseguenze delle proprie azioni. Il soggetto è di Emilia Bianchi e Rosario Montesanti ed è sceneggiato dallo stesso Montesanti a quattro mani con Ammendola. È bene sottolineare che nel cast figurano alcune alcune voci eccellenti del doppiaggio italiano. Fra le musiche del film ci sono due splendidi brani firmati dalla mitica PFM (Premiata Forneria Marconi), che per la prima volta ha dato i suoi brani al grande schermo: “The Lesson”, titletrack del film (video ufficiale del nuovo album) e la famosa “Impressioni di settembre”. La colonna sonora originale del film è firmata da Alberto Pizzo, pianista e concertista di fama internazionale nonché erede riconosciuto di Luis Bacalov. Gli arrangiamenti sono di Giovanni Bakalov. Pino Ammendola riflette sul ruolo della politica e si sofferma sul momento storico italiano. Quanto influisce la superficialità di un politico nella vita di un paese? ‘Sono del parere che in una democrazia il popolo è responsabile della classe politica che è al governo. Non riusciamo ad esprimere politici migliori perché forse gli assomigliamo nei comportamenti. È evidente che la superficialità di chi è al comando porta la barca fuori rotta, ma quello che mi preoccupa maggiormente è che si crea un circolo vizioso per cui ognuno pensa di essere autorizzato ad avere comportamenti irresponsabili: della serie, se lo fanno loro…’. Come si matura la decisione di interpretare questo testo? C’è un motivo specifico? ‘Mediamente sono chiamato a interpretare sempre parti comiche (che molto mi divertono e in cui cerco di ‘calare’ il massimo della mia umanità) ma in questo momento storico trovo più affascinante usare quel po’ di mestiere di cui dispongo per fare una riflessione, semiseria, sul senso di responsabilità’. Come giudica la classe politica italiana? ‘Non credo che sia così corrotta o degenere come qualcuno pensa, certamente la media dei politici ha lo stesso coraggio di Don Abbondio e non riesce ad uscire dalla consuetudine del favore amicale che spesso è l’anticamera della corruzione. Ma del resto siamo un paese un po’ colluso: si parcheggia dove non si può; si salta la fila; si chiede la raccomandazione anche per andare al ristorante. E nessuno se ne vergogna, tanto meno gli uomini di potere’. Con questo film c’è il desiderio di risvegliare le coscienze dei cittadini? ‘Vengo da una educazione ‘vetero comunista’ rispettosa di tutte le libertà, ma molto rigida e parca nei consumi. Forse, dietro il mio mito della tolleranza (credo che ognuno abbia le sue buone ragioni), c’è un ‘pedante’ che vorrebbe risvegliare le coscienze sopite, ma sempre col sorriso napoletano, perché non prendersi sul serio è d’obbligo’. Il cinema è una preziosa espressione artistica della vita sociale e politica. C’è un particolare da evidenziare che emerge nella trama del film? ‘Credo che il mio protagonista, dopo ‘l’avventura’ di essere stato vicino alla morte, prenderà coscienza e cambierà, anche se questo metterà in pericolo la sua carriera politica. Mi piace che venga fuori dal film la mia fiducia nell’essere umano, sopratutto quando ‘passa’ attraverso il dolore. Credo che il cinema e l’arte in generale influiscano molto sul nostro costume ma non dimentico mai la frase di Polansky: tanto… è solamente un film. Per di più indipendente e a basso costo. Insomma, ribadisco, non prendiamoci sul serio.’