PERCHÉ SERVE UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DELLA SINISTRA ITALIANA

PERCHÉ SERVE UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DELLA SINISTRA ITALIANA

Ormai è evidente a tutti. Serve unnuovo soggetto politico autonomo e unitario della sinistraitaliana che sia alternativo alle destre vecchie e nuove, sfidante il Movimento 5 Stelle e competitivo con il Partito democratico a trazione renziana, che ha tradito e smarrito la sua identità di sinistra. Anzitutto per dare voce al mondo del lavoro, alle forme vecchie e nuove di subordinazione, di precariato, di esternalizzazione e di sfruttamento che sono funzionali alla compressione dei salari e allo svilimento delle professionalità dei lavoratori. Il lavoro, infatti, è la speranza che ciascuno di noi ha di incidere sulla propria vita. Per questo ci accorgiamo della sua importanza soprattutto quando non c’è: svilire la sua dignità significa attaccare la dignità stessa delle donne e degli uomini. La fine del ciclo espansivo e ottimistico della globalizzazione sta producendo da ormai troppi anni una competizione al ribasso che non produce crescita, ma provoca soltanto l’indebolimento del lavoratore. Il declino economico che ne consegue alimenta inevitabilmente anche un declino civile. Per ridurre le disuguaglianze. Questo impegno non ha una motivazione di ordine morale, ma di natura e logica economica: se si allarga la forbice sociale si minano le condizioni stesse della crescita e quindi la possibilità di un’equa ridistribuzione dei profitti. Che il ciclo economico abbia alti e bassi è cosa nota. Ma i bassi della globalizzazione, della delocalizzazione e della finanza non regolata producono un’esclusione paurosa che ormai divide le società più sviluppate in tre fasce: i garantiti (i lavoratori del pubblico impiego, l’operaio delle grandi fabbriche), con stipendi sempre più insufficienti che subiscono un processo di impoverimento, i non garantiti (gli artigiani, le partite Iva, gli imprenditori, i piccoli commercianti, i liberi professionisti) esposti ai rischi del mercato e una terza fascia di esclusi (i giovani, i precari, i disoccupati) senza voce e rappresentanza. Diversamente da quanto fatto in questi ultimi anni è necessario tornare a investire nella sanità, nella scuola e nell’università in base al sacrosanto principio che ci sono alcuni ambiti come la salute e l’istruzione che devono essere protetti da una logica meramente di mercato e da una privatizzazione strisciante che esclude quanti non hanno i soldi per potersi pagare dei servizi decorosi. Serve a sinistra una battaglia a viso aperto in grado di produrre una politica che sia finalmente percepita come efficace da chi è sconfitto, emarginato o escluso dalla globalizzazione. Soltanto così si può rispondere a un nuovo bisogno di protezione che altrimenti sarà preso in appalto dalla destra con la sua demagogia.