UN CALCIATORE ATIPICO

Questa foto del 1931 sarebbe da incorniciare nelle sedi dello sport italiano. Il giovane calciatore che non alza il braccio per il saluto fascista si chiama Bruno Neri, allora appena 20enne. Prima giocò nel Faenza, poi nella Fiorentina, quindi nel grande Torino e contemporaneamente per tre stagioni nella Nazionale. Amava l’arte e la poesia. Frequentava incontri con attori, poeti, scrittori. In contatto con ambienti antifascisti cattolici, poco dopo essere nominato allenatore del Faenza, divenne vicecomandante partigiano col nome di “Berni”. Purtroppo morì armi in pugno a soli 34 anni con il comandante “Nico” (Vittorio Bellenghi), in uno scontro a fuoco con i tedeschi nel 1944. Non fu l’unico calciatore antifascista e partigiano, ma con lui l’Italia perse una figura dello sport già grande allora e che sarebbe divenuta ancora più significativa nel dopoguerra. La foto del 1931 lo ritrae con la Fiorentina all’inaugurazione dello stadio (l’attuale Stadio Franchi), in quel momento, come si vede dalla foto, ancora in costruzione. Fu l’unico a non rendere omaggio alle autorità con il saluto romano. Gli altri compagni mostrano un braccio particolarmente teso. Un’epoca in cui brillare nello sport poteva voler dire ottenere dei privilegi e, durante la guerra, l’esenzione dal fronte.Un peccato che “Berni” non sia mai ricordato dal Coni nell’ambito dello sport nazionale, ignorato anche dalle molte trasmissioni tv dedicate alla storia e alla memoria del Paese. Dimenticato lui come altre figure professionali dello sport con un ruolo nella Resistenza. Non molte, ma ci furono.