PRIVATIZZARE. MEGLIO PENSARCI BENE

PRIVATIZZARE. MEGLIO PENSARCI BENE

Le condizioni sociali ed economiche nel Mezzogiorno sono ormai vicine al collasso. E dove manca sviluppo, il cancro della criminalita’ attecchisce con piu’ virulenza. La denuncia della Cei sul rischio che il meridione ‘rimanga tagliato fuori dai canali nazionali della ridistribuzione delle risorse’ deve suonare da duro monito per il governo della destra, che fino a questo momento ha operato a danno e a scapito delle fasce e delle zone deboli, sottraendo decine di miliardi dal fondo destinato alla convergenza delle aree depresse e liquidando il capitolo del sostegno al reddito solo ed esclusivamente con la fallimentare trovata della social card. Dal presidente della Repubblica a mondo della Chiesa, da Confindustria ai sindacati, il messaggio arriva unito, forte e chiaro: serve una svolta nella politica di sviluppo nazionale che deve tornare a concentrarsi sulle zone e sulle fasce sociali piu’ svantaggiate. Il governo Berlusconi non puo’ continuare a fare orecchie da mercante. Non può far finta di niente continuando a non agire sulle leve della crescita rimandando ancora il varo di questo fantomatico piano Sud. La battaglia alla criminalità va condotta a tutti i livelli, a tutte le latitudini, con il massimo dell’energia. Ma non può diventare il pretesto per stroncare ogni possibilità di crescita al Sud, come fa il governo Berlusconi. La sconfitta di ogni tipo di malaffare non può essere posta come pre-condizione delle politiche di rilancio. Al contrario, rappresenta la dimensione entro cui progettare una seria strategia di crescita economica, industriale e sociale. Combattere la criminalità significa certamente tenere alta la guardia sul versante repressivo attraverso gli strumenti delle forze dell’ordine e della magistratura. Ma vuol dire anche implementare politiche nazionali incentrate sulla crescita – vera e non assistenziale – delle aree deboli, nella consapevolezza che solo attraverso il perseguimento di uno sviluppo sano si combattono le condizioni che sono alla base della criminalità organizzata. In altre parole non è data vera giustizia senza vero sviluppo. Dunque è prioritario azzerare le spese di mero sostegno, ma vanno anche aumentate quelle produttive. È urgente assicurare il più rigoroso controllo sulla spesa, ma bisogna anche reintegrate le risorse destinate alla convergenza. Occorre stroncare le intermediazioni economiche parassitarie, potenziali veicoli di infiltrazioni criminali e di clientele, ma è giusto anche sbloccare le risorse che spettano di diritto alle Regioni. E ancora, vanno responsabilizzati amministratori e dirigenti ad ogni livello, ma va anche permesso loro di esercitare le proprie funzioni, organizzando una programmazione con risorse vere. Insomma, vanno varate misure inflessibili, senza mai perdere di vista l’obiettivo strategico della crescita delle aree deboli, dalla quale dipende il futuro di tutto il Paese. Solo in questo modo saremo in grado di dichiarare guerra ad ogni tipo criminalità, sia come incarnazione di un orrendo potere oppressivo, sia come causa fondamentale di intollerabili diseconomie.