IL MIO PRIMO CAFFÈ ESPRESSO. E LA MOKA È GELOSA

IL MIO PRIMO CAFFÈ ESPRESSO. E LA MOKA È GELOSA

Raccontino della notte. Un caffè servito nel bicchierino di carta, le amate Minnie, Adelina ed io distanziate, mascherate, guantate. Soprattutto, accorte. Il mio primo caffè all’esterno del bar, un pezzettino di normalità riconquistata. E di felicità. Sì, di felicità. La mattina, appena sveglia, il mio contatto con il mondo passa attraverso la Moka. Una goduria il profumo del caffè che avvolge la cucina. Poi, il secondo caffè: l’espresso al bar. Sono i miei riti da sempre, finché è arrivato l’invisibile bastardo che in ogni via ha fatto abbassare le serrande. E così, per due mesi, la Moka ed io ci siamo frequentate spesso, in cucina: la mattina, a metà mattina, dopo pranzo, a metà pomeriggio, verso sera. L’ho caricata di caffè e di un surplus di lavoro. Se avesse la parola, credo che mi chiederebbe gli straordinari in busta paga. Dopo due mesi di arresti casalinghi, mi affaccio nel bar vicino a casa e mi frullano pensieri in ordine sparso. Per me giornalista, categoria che ha orari strampalati, nell’era ante Covid-19, nei giorni di ‘corta’, di ferie o in vacanza, la felicità era il poter prendere un aperitivo con la Minnie, dopo mezzogiorno del sabato, all’ombra del Torrazzo. Ancora più bello se al tavolino eravamo in tre: la Minnie, Adelina scesa giù da Milano (la congiunta si è ricongiunta a noi in questi due giorni) ed io. Un trionfo di felicità se si aggiungevano il nipotame, l’Anna ed il Pit, ed il cognato, i congiunti rimasti a Milano, per ora, e con i quali non vedo l’ora di ricongiungermi. La felicità era prendersi un aperitivo con gli amici alle sette di sera, cenare ad un orario da cristiani: le 20, al massimo le 20.30. La normalità, per chi non fa il nostro mestiere. L’eccezione, per chi lo fa. Piccoli tasselli di una quotidianità, di una libertà che l’invisibile bastardo mi ha strappato con violenza. Bere, stamane, quel primo caffè servito nel bicchierino di carta, è una conquista. , penso. Sono contenta come una bimbetta, alla quale hanno appena regalato la bambola dei sogni. Guardo il cielo. L’ho sempre guardato, nei giorni del lockdown, dalle vetrate della sala da pranzo-redazione o dal balconcino che dà su San Marcellino. E’ così azzurro, così terso. Non eravamo più abituati, a Cremona, città meravigliosa, in fondo al catino della iper produttiva Lombardia, e, dunque, avvolta nello smog. Persino l’aria ha un profumo diverso, quasi come quella che respiro su, tra i monti, a Ponte di Legno, il mio angolo di paradiso in terra. Osservo l’esplosione della natura davanti a casa: i giardini pubblici. Il verde è più verde, i fiori sono più colorati, più profumati. Forse sto amplificando un piacere ritrovato nelle piccole-grandi cose. Sorrido, dietro la mascherina. Mi sembra di camminare a due metri da terra, di aver ritrovato un po’ di leggerezza. Non fisica. Apro una parentesi. Da ragazzina, io ero rotondotta, poi, andando in su con l’età, mi sono via via asciugata. Lo so che, invecchiando, è meglio rimpolparsi, perché si riempiono le rughe. , il tormentone dell’amata Minnie (e non solo il suo). Nei sessanta giorni di arresti casalinghi, a forza di ‘paciugare’, li ho messi su, almeno due, mal distribuiti, ma li ho messi. , rimarca l’amata Minnie. Chiusa la parentesi. Oggi è il cuore che mi sento più leggero. Il mio cuore così appesantito, negli anni, dalla sofferenza personale. Ed ora, da quella causata dall’invisibile bastardo che mi ha fatto piangere a dirotto per i molti amici di famiglia persi, qualche amico mio e per tutte le vittime, anziane e non anziane. Credo che gli farò causa. Mentre metto su i chili e butto giù i miei pensieri, nella casa di fronte mettono su un cd dell’immenso Lucio Battisti. ‘Innamorato sempre di più, in fondo all’anima sempre di più, perché non è una promessa…’. E’ un tuffo nella mia spensierata giovinezza. Canticchio. Battisti è la perfetta colonna sonora del pezzettino di libertà riconquistato oggi, sorseggiando il mio primo caffè servito nel bicchiere di carta con accanto, ma distante, le amate Minnie e Adelina. Vado in cucina: la Moka è gelosa. Scusate il disturbo.