“MAMMA METTI VIA IL CELLULARE”, L’OSSESSIONE PER LA TECNOLOGIA
“Mamma metti via il cellulare”Un paio di mesi fa, un pomeriggio ero in coda sul lungotevere stavo guardando il cellulare, messaggi, Facebook, la macchina davanti a me ha frenato, io ho frenato, in modo automatico, con gli occhi sul cellulare e la sensazione di avere la strada sotto controllo, andavamo a passo d’uomo. La mia macchina si è appoggiata leggermente alla sua. Lui è sceso.“Mi ha tamponato”“Ma no, no l’ho neanche sfiorata”Ho detto mentre buttavo il cellulare sul sedile accanto.Lui ha guardato il mio cellulare, poi ha guardato me. Mi ha guardata come si guarda un drogato, un alcolista. Severo, con pietà.Ha riguardato il mio cellulare e poi con gli occhi dentro ai miei:“Si mi ha toccato. Però non fa niente. Arrivederci”Come si racconta un sentimento di vergogna? Un’umiliazione asciutta, silenziosa, civile e garbata?Non si può.Se avesse gridato o mi avesse insultata non mi avrebbe fatto sentire così misera.Da allora metto il cellulare in borsa prima di salire in macchina e lo guardo solo dopo avere parcheggiato.E poi c’è Nino che mi controlla. Mi descrive. Mi aiuta.“Mamma hai presente l’ossessione per la tecnologia? Resisti. Non toccare il cellulare”
