“NA’ VORTA A SAN COSIMATO, A TRESTEVERE, AL NUMERO 7, CE STAVA NA’ CASETTA, NA RUSPA SE L’È MAGNATA, PERCHÉ, PURO QUI SO ARRIVATI LI PALAZZINARI PE LI PRETI E MONACHE. E GIOCO FORZA, TE FANNO SCORDA’ ER MONNO CHE CONTA.”

“Ancora a San Cosimato ar numero 7, vedi pe’ terra sanpietrini, pe’ quarche verso, piagnono sangue e lacrime, nel ’40 ancora cereno, poi so arrivati li tedeschi a fa’ li padroni, se so fatti li ca… loro, furti, arresti e ferocità su anime innocenti , er Ghetto Via Tasso a San Giovanni, ancora piagnono, nun se ripjano, poi so arrivati, li americani, scozzesi, algerini, marocchini, che se so fionnati come jene su madri, fie minorenni, (La Ciociara con la Loren), puro le nonne e la Ciociaria ancora piagne, poi li liberatori che cianno massacrato Roma, co’ bombe micidiali, seminando vittime innocenti, vedove, orfani e distruggendo interi quartieri de periferia spariti e sempre i signori americani che li regazzini pe magnà, davano de lustro a li stivali. Quanno a Porta San Giovani, so arrivati, c’ero, 13 anni, ero scappato da casa pe’ vedè. Te tiravano sigarette, caramelle, gomme e na’ zuppa schifosa bianca, buttavano sghignazzando, come noccioline che se tirano a le scimmie. A Porta San Giovanni, non e’ vero che c’era na’ folla plaudente, eravamo 30-35 ,tutti morti de fame e terrore pe le bombe delle Fortezze Volanti, poi pure gli americani, se ne so annati via.E noi come sempre se semo rialzati, se semo arrangiati”.A 10 anni Alberto, con la famiglia, se ne deve andare, la ruspa del Vaticano, si mangia la casetta , per fare posto al Palazzo delle Sacre Congregazioni, preti e suore. Vanno a Via Venezia e poi ritornano a Trastevere in Via dei Pettinari. Alberto intanto, dopo essere stato cacciato via da una scuola di dizione milanese ” deve dire, non guera, ma guerra”, “Me se strigne in gola”. Ma Fellini lo scrittura per lo “Sceicco bianco”, “I vitelloni”, dove la maschera di Sordi, patetica , triste si impone. ”Dietro la faccia di un comico, c’è sempre una lacrima”, sentenzia Alberto. Doppia Oliver Hardy, e inzia una escalation da paura, nessuno come lui. 200 film, una ventina di regie, doppiatore, sceneggiatore, comico, drammatico, vigliacco, dal “Borghese piccolo piccolo”, a “La grande Guerra” a “Detenuto in attesa di giudizio”, al cinico ruffiano, “Dottor Terzilli medico della mutua” al tutto suo “Fumo di Londra”. Per parlare di Albertone ci vorrebbe almeno una antologia del cinema, tralasciando le sue avventure televisive, Mina, la Carrà, le Kessler, radiofoniche con “I compagnucci della Parrocchietta, “Il Conte Claro”. Ha amato per dieci anni una attrice Andreina Pagnani bellissima, più anziana di lui di 15 anni, fu lei che lo liberò, ‘Sei un bel ragazzo, molto bravo, diventerai famoso, non puoi stare con me, sarai tu, un giorno a lasciarmi non voglio soffrire e piangere , ti libero io.” Poi un grande rispettoso amore segreto per Silvana Mangano, la figlia di un controllore dei vagoni letto, era di una bellezza straordinaria, sensuale e intrigante, oltre che splendida attrice.Alberto, piaceva a Bolzano, come a Catania, e fidatevi al Nord non è che ci amano, eppure Alberto era riuscito a far breccia, perché ha rappresentato per oltre mezzo secolo i tic, i vizi e le virtù degli italiani. Ha descritto la storia, l’ evoluzione e l’involuzione del nostro costume. Non si era montato la testa, era cresciuto “Mollichella, mollichella”.Roma era la sua città, la sua storia. Alberto artista, è stato il personaggio testimonial del nostro secolo. L’entusiasmo non è venuto mai meno, rappresentava la figura dell’italiano medio e ha amato profondamente la sua famiglia.Al suo funerale c’erano un milione di persone e per rendere l’ultimo omaggio e salutarlo, il popolo di Roma, ha fatto file di 5 ore. Questo era riuscito a fare il grande attore, che sfatando le dicerie sciocche è stato un grande benefattore, ha donato terreni per anziani, malati, ospedali, soldi, chi bussava alla sua dimora in Via Druso ai piedi delle Terme di Caracalla , non è andato mai via a mani vuote.Avrebbe compiuto 100 anni, pure la sua memoria e i suoi film , sono ancora in tutti noi, vuol significare che è stato un grandissimo attore e un galantuomo.In una lettera omaggio a Roma, che Sua sorella Aurelia ne fece dono di una copia, nel corso della manifestazione di tanti anni fa “Alberto segreto, Un italiano a Roma”, il segreto meraviglioso era: ”Roma non è la città delle noccioline, rispetto alle altre città del Nord e spero che nessuno mi accuserà di presunzione, se dico che Roma, a pensarci bene e a viverci senza pretese, non è neppure una città, come le altre, anzi, non è neppure una città, sarebbe meglio definirla un’astmosfera uno stato d’animo, una condizione sentimentale. Ecco, perché riesce difficile capirla.”Grazie ALBE’