PAURA SENZA MOTIVO.

Avevo fatto più tardi del solito in ufficio. Sembrava che la giornata non dovesse mai finire e alla fine uscii molto tardi. Faceva piuttosto freddo e l’umidità tipica della Pianura Padana mi era entrata fin dentro le ossa. Avevo un leggero raffreddore, ero stanchissima e l’unica cosa che volevo era di tornare al più presto a casa. Erano già due mesi che Luigi se n’era andato lasciando un grande vuoto nella mia vita. Da allora mi ero tuffata anima e corpo nel lavoro per cercare di dimenticare o quantomeno riuscire a chiudere definitivamente quella brutta pagina della mia esistenza nello scrigno dei ricordi. Mentre l’autobus si avvicinava alla stazione dei treni, cominciò a piovere a dirotto. Non avevo l’ombrello e appena le porte si aprirono, schizzai fuori a tutta velocità per mettermi al riparo. Ormai erano passate le 23’00, c’era poca gente in giro e cominciava a venir fuori il “popolo della notte”: barboni, vagabondi, tossicodipendenti, prostitute…La polizia vigilava in modo discreto e devo dire che mi sentivo abbastanza tranquilla. Malgrado fossi rimasta poco sotto la pioggia, ero abbastanza fradicia, avevo i capelli del tutto bagnati e il naso cominciava a colarmi con tanto di starnuti sempre più frequenti. Stavo pensando seriamente di prendermi un giorno di permesso e di restare a poltrire a casa guardando la TV divorando patatine e popcorn. Il treno giunse con un pò di ritardo ed era quasi del tutto vuoto. Salii su una delle carrozze centrali del tutto priva di passeggeri. Mi soffiai il naso un’infinità di volte, tanto da finire tutti i cleenex che avevo nella borsetta, quindi mi immersi in un sonno profondo. Dopo un tempo imprecisato, fui svegliata dal controllore e devo dire che lo fece con molto garbo. Fu allora che con la coda dell’occhio, mi accorsi di non essere più sola nella carrozza. Un uomo di spalle era seduto sul lato corridoio. Non ci feci troppo caso, guardai il finestrino e cominciai a pensare a cosa farmi da mangiare. Non avevo molta fame, però qualcosa dovevo pur mettere nello stomaco. Mi ricordai però che non avevo fatto la spesa da diversi giorni e che a malapena sarei riuscita a farmi una frittata. Finalmente, il treno giunse a destinazione. La città era avvolta in una fitta nebbia e l’umidità sembrava ancora più forte rispetto a quando ero partita. Il raffreddore tornò ad “aggredirmi” e avendo esaurito i cleenex, dovetti ricorrere al fazzoletto di stoffa che avevo nella borsetta. Cercandolo, mi cadde per terra ed in quel momento vidi l’uomo seduto nella mia carrozza. Non riuscii a focalizzarne bene il volto, ma si stava dirigendo verso di me. Il treno era ripartito, la stazione era del tutto deserta ed un non so che di panico mi assalì. Presi la borsetta, mi alzai di scatto e mi avviai con passo sostenuto verso il centro della città, dove si trovava il mio appartamento. Dopo un pò mi voltai e notai di non essere seguita. Mi fermai, mi soffiai nuovamente il naso, sorrisi pensando a quanto era stata assurda la mia paura. La stanchezza e lo stress a volte giocano brutti scherzi. Ma non ebbi il tempo di percorrere duecento metri, che cominciai a sentire i passi di un uomo…di quell’uomo. Era lui, era molto grande e camminava sempre più velocemente verso di me. Accelerai d’istinto il passo. Non c’era nessuno per le strade! Nessuno! Dovevo assolutamente arrivare a casa! Dovevo farcela! Farmi raggiungere da quell’individuo mi stava facendo venire in mente i pensieri più inquietanti: essere derubata, picchiata, stuprata o addirittura uccisa. L’Italia di quelli anni registrava ogni settimana casi di violenze indicibili a donne di varie età e nazionalità e non era mia intenzione diventare l’ennesima protagonista di un caso di cronaca. Ad un certo punto non lo vidi più. Ormai ero giunta davanti al portone del palazzo in cui abitavo e ancora tremavo per l’euforia di essere riuscita a seminarlo. Ma frugando nella mia borsetta la paura tornò ad impadronirsi di me. Non c’erano più le chiavi di casa! Le avevo perse! Esausta, buttai fuori tutto il contenuto della borsetta, misi la mano nervosamente in tutte le tasche, ma niente! Niente! Dove le avevo perse?! Che le avessi lasciate in ufficio?! Oppure nel treno o peggio ancora lungo il tragitto fino a casa?! Dovevo tornare indietro, ritrovarle…ma se ci fosse stato ancora quell’uomo?! Inspirai forte dilatando a più non posso le narici, mi appoggiai al muro del palazzo e facendomi forza, decisi di tornare sui miei passi. Mi dissi che quell’uomo era sicuramente scomparso avvolto nella nebbia della città. Ma appena svoltai l’angolo, il cuore prese a battere a mille…Era lì, che avanzava piano piano, con passo deciso verso di me. Un groppo in gola mi impediva di urlare e di muovermi. Ero terrorizzata! Si avvicinò…quel tanto che basta per rimanere in penombra…mise la mano in tasca…Stavo pensando che allora avrebbe tirato fuori un coltello o un laccio…sentivo che era finita…che la mia vita era ormai agli sgoccioli…chiusii gli occhi…lasciai cadere la borsetta…quando una voce roca…la sua voce mi disse: “Queste sono sue Signorina!” Riaprii gli occhi e vidi la sua mano tendermi un oggetto di metallo…Erano le mie chiavi! Le mie chiavi! Sollevai la mano a mia volta, afferrandole e ancora tremante per lo spavento un timido “grazie” uscì dalla mia bocca. Intravidi un ghigno di sorriso su quel volto nascosto nella penombra. Poi, senza replicare, si accese una sigaretta, si voltò e poco dopo scomparve “inghiottito” dalla nebbia e dal buio di quella notte tetra e umida. Non lo rividi mai più, anche se a dire il vero mi sarebbe stato davvero difficile riconoscerlo. Di lui ricordo soltanto la stazza enorme, quella di un gigante che può sicuramente incutere paura, ma che invece aveva probabilmente un cuore d’oro e che quella notte dimostrò di essere migliore di tante altre persone, seguendomi attraverso le vie di quella città pur di riuscire a restituirmi qualcosa di mio. Quanti altri lo avrebbero fatto al posto suo?! E’ una domanda alla quale non sono ancora riuscita a dare una risposta, ma ogni sera quando torno a casa, un pensiero speciale va a quell’uomo grande e misterioso!