CORONAVIRUS IN RUSSIA. UNA ESCALATION TERRIBILE. IL CONFRONTO CON L’ITALIA RENDE L’IDEA

Sono oramai dieci giorni che l’aggiornamento dei dati sui contagi da coronavirus, su scala mondiale, ci fornisce sistematicamente la stessa cifra. 10mila casi in più rispetto al giorno precedente (oggi 11mila).In proiezione futura si tratta di un numero che indica come la situazione possa essere sfuggita di mano alle istituzioni. Sola attenuante, un basso tasso di mortalità, in parte collegabile ad un’età media della popolazione relativamente bassa, soprattutto a Mosca, epicentro del contagio. Il dato potrebbe anche indicare che la raccolta dei dati viene effettuata con particolare cura. Alzando cioè il numero dei contagiati, individuati con scrupolo mediante tamponi che raggiungono anche molti asintomatici, si abbassa automaticamente il rapporto morti/contagiati. Comunque sia sono le stesse autorità che ipotizzano di gestire la situazione sfruttando gli aspetti impressionanti della pandemia. Fino a pensare che il raggiungimento, forse già conseguito, dei 300mila casi a Mosca potrebbe aumentare l’immunità della popolazione. Teniamo conto che i casi ufficialmente riconosciuti sfiorano i 100mila. Pensare che quelli reali siano il triplo non rappresenta un’esagerazione, se si pensa che molti ritengono che il rapporto possa essere di dieci a uno. Ma è inquietante che qualcuo possa ritenere questa esplosione come il male minore. In realtà i casi del Regno Unito e degli Usa ci hanno appena insegnato che, anche in presenza di questi dati apocalittici, il tramonto dell’infezione grazie all’effetto gregge resterebbe assai lontano. Mentre il presente, fatto di una marea di contagiati e di morti, rimarrebbe la sola realtà con cui dover fare drammaticamente i conti. Per il momento ci possiamo solo domandare se siamo in grado di comprendere l’ordine di grandezza della tragedia presente per potere così immaginare quella futura. Tanto più grave quest’ultima, se il tasso di crescita dei contagi non dovesse cambiare. Abbiamo provato a rendercene minimamente conto confrontando tra di loro due aree geografiche della Russia con due contesti italiani coi quali una comparazione ci pareva possibile, per quanto approssimativa. Abbiamo cioè confrontato lo stato delle cose nei due punti caldi dell’infezione. L’area metropolitana di Mosca, comprensiva di 12 milioni di abitanti, e la Regione Lombardia, coi suoi 11 milioni. Abbiamo poi messo a confronto altre due aree metropolitane, dove il virus si è manifestato in maniera più contenuta. L’area metropolitana di San Pietroburgo, seconda città della Russia, che vanta 5,3 milioni di abitanti, e quella di Roma (4,3 milioni di abitanti). Cosa ne abbiamo ricavato? La prevalenza dei casi di contagio moscoviti su quelli lombardi (93mila contro 81mila) potrebbe apparire leggera e quasi interamente riconducibile al maggior numero di abitanti. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli. Oggi il tasso quotidiano di crescita dei contagi a Mosca, dove l’epidemia è esplosa più tardi, veleggia oltre il 3-4%. In Lombardia si limita all’1%. Ci vuole poco a capire che mentre Mosca si deve aspettare dai 3 ai 5mila casi in più al giorno, in Lombardia l’aspettativa oscilla tra i 4 e gli 800 casi. Un gap che, accumulandosi nel corso del tempo, produrrebbe una differenza progressiva sempre più forte. La comparazione tra San Pietroburgo e Roma finisce col suggerire considerazioni in parte analoghe, con caratteristiche ancora più allarmanti per la Venezia del nord. Là dove peraltro il numero dei casi è comunque già il doppio di quelli romani se rapportati al numero degli abitanti. Il 2 per mille a S.P., l’1 per mille a Roma. Ma è la tendenza alla crescita dei contagi quella che fa la differenza, in proiezione futura. Contro lo 0,7% giornaliero dell’area romana, a San Pietroburgo viene denunciato attualmente un tasso di crescita del 6%. D’accordo che anche in questo caso il tasso di mortalità, in Russia, è minore. D’accordo anche che ci troviamo a che fare, in entrambe le aree, con un numero di casi nettamente inferiore a Mosca e alla Lombardia. Mosca supera di 8 volte San Pietroburgo e la Lombardia di ben 16 Roma. Ma il sospetto che, nel medio-lungo periodo, la seconda città della Russia possa subire danni di gran lunga più gravi rispetto a quelli della nostra capitale, ci pare tutt’altro che privo di fondamento. La Russia nel coronavirus: un’immagine già catastrofica oggi e proiettata in un futuro dalle possibili incognite ancora più pesanti. Visto quello che abbiamo sopportato e che stiamo ancora sopportando non è certo che ci possiamo definire fin da adesso, più “fortunati” di loro. Ma, per quanto riguarda il futuro, temiamo che, per loro, il peggio debba ancora venire.