FASE REM. NO FASE DUE

FASE REM. NO FASE DUE

Parlamento Italiano. Camera dei Deputati ore 10 A.M Seicentotrenta , tutti presenti. Tutti in piedi. Le note dell’ Inno di Mameli si espandono fra quegli scranni. Non ve ne è uno che non abbia la mano sul cuore. Ore 15.00 Parlamento Italiano. Senato della Repubblica. Trecento quindici presenti. In piedi ad onorare un Inno scritto con l’ inchiostro della Storia. Il momento è particolare per la Nazione. Un virus terribile sta falcidiando uomini ed economia. I Presidenti delle due camere hanno fatto una convocazione straordinaria dei due rami in attesa che il Presidente della Repubblica faccia la chiamata congiunta. Alla Camera prende la parola un Deputato del PD : _ Colleghi, basta! I morti che gli italiani hanno dovuto piangere non sono abbastanza? L’ ansia, la paura che li ha attanagliati non sono prove bibliche che nessun popolo dovrebbe sperimentare? Abbiamo constatato che responsabilmente hanno ottemperato ad ogni prescrizione consigliata o imposta. Abbiamo verificato come la Natura nella nostra assenza abbia saputo rigenerarsi. E noi? Noi che abbiamo fatto? Litigiosi come iene a banchettare sui cadaveri dei nostri fratelli . Noi di oggi e di ieri a Tagliare, tagliare. A fare del Risparmio miope ed ottuso il mantra di uno Stato non più sovrano ma suddito per imposizione di un dio scaltro e senza cuore : la Finanza. Abbiamo tagliato persino l’ Onore. Derisi e offesi abbiamo questuato ciò che avremmo dovuto pretendere. Non in forza di tendenze sovraniste o populistiche. Ma in forza delle ragioni per cui l’ Europa era nata. Si chiama buona fede e accompagna ogni negozio giuridico, dalle trattative al suo compimento. Quando viene meno in uno dei suoi paesaggi il negozio è nullo o annullabile. Colleghi, abbiamo chiesto sacrifici agli italiani. Hanno rinunciato al lavoro. Fosse anche a quello in nero, perché noi questa Dignità non l’ abbiamo saputa donare. E noi, a cosa abbiamo rinunciato? Hanno raccolto firme per indurci a riflettere. Rinunciare ai nostri stipendi, alle nostre prebende per istituire un Fondo Covid 19. Le firme di migliaia di cittadini non sono valse a niente. Chi ha voluto fra noi ha fatto una pelosa carità,tanto più spregevole quanto più pubblicizzata. Qualcuno di noi ha regalato persino mascherine colorate agli ultras della squadra cittadina, suo bacino di utenza, con tanto di titoloni sui giornali. Ma il principio e l’ esempio di rinunciare ai nostri privilegi non è stato codificato. Mentre i padri di famiglia hanno creduto nell’ aiuto dello Stato, in quel : Nessuno Resta Indietro. Ma i figli non possono aspettare i tempi della burocrazia. I figli mangiano ,devono mangiare. Sono il futuro di questa nazione. Abbiamo dato spettacolo indecoroso di noi. A litigare persino su quale mascherina sarebbe stato meglio usare. E i cassa integrati senza soldi, cosa mangiano? Prigionieri e affamati. Colleghi, abbiamo deriso tutto ciò che il nostro Paese è stato, a iniziare dalla Sanità pubblica , con la pantomima dell’ autonomia differenziata vessillo di cavalieri del nord che sul campo hanno dimostrato fallimento e incapacità gestionale. Abbiamo proseguito con la Violenza sulla Costituzione con la riduzione del numero dei parlamentari non comprendendo che il nostro popolo ha più volte gridato che la COSTITUZIONE NON SI TOCCA. Anche ieri con la liberazione di Silvia Romano tornata a casa, abbiamo dato il meglio della nostra arroganza e litigiosità. Neppure dinanzi a una nostra figlia che torna liberata dopo due anni siamo stati in grado di esultare uniti. Le casacche che indossiamo ci hanno impedito la felicità. Cari colleghi, le Rinascite non sono mai di parte. Le Risurrezioni sono Corali. E l’ Italia deve ripartire e per farlo occorre pacificazione sociale, occorre il Tutti per uno ,uno per tutti, vero, cooperativo, fattivo. Occorrono scelte coraggiose e unitarie. Occorre la Voce del Popolo tradotta dai rappresentanti autorevoli e capaci. Occorre la spinta e l’ azione. E occorre che nessuna forza centrifuga disperda gli sforzi. Ripartire con umiltà dal basso. Se riparte il Popolo ad avere fiducia in se stesso e in chi lo rappresenta , ripartirà l’ Italia. Ma l’ Italia deve essere Una e la sua Volontà deve essere chiara, perentoria, univoca, concorde, anche in Europa dove al momento cercano servi e non membri! Viva il nostro Paese che risorgerà. Viva la Repubblica e la Costituzione!_ Un applauso si levò da ogni scranno e postazione. I Cinque Stelle corsero ad abbracciare il deputato. Così i leghisti e i fratelli d’ Italia. Un vento di Coscienza si era impadronito dell’ aula e sarebbe rimasto scritto nell’ albo di quella seduta lo storico discorso che non aveva conosciuto opposizione ma solo applausi concordi ed entusiasti. Senato della Repubblica. Ore 15. Un senatore italiano anche se spesso orgogliosamente definitosi ” padano” aveva preso la parola. Nessun tono da arringa. Pacatamente enucleava problemi. _ Colleghi senatori. Abbiamo sbagliato tutti. Siamo stati una masdada di egoisti. Abbiamo detto al popolo ” mangia le brioches” come Maria Antonietta alla sua gente affamata. Abbiamo impoverito le imprese con tassazioni inverosimili e insopportabili per onorare una previsione che non può essere appannaggio di uno Stato , l’ art. 81 della Costituzione, quello per intenderci sul pareggio di bilancio. Abbiamo reso farraginose le norme e incomprensibili per creare cavilli ad usum di ogni illiceità. Abbiamo diviso la gente in supporters di tifi diversi distraendoli dal Vero, dall’ essenza delle cose. Abbiamo distratto, distolto, ingannato per nascondere le nostre pecche. Abbiamo illuso sventolando menzogne vestite da verità. Abbiamo convogliato le lacrime di dolore trasformandole in rabbia senza costrutto e sparso sale sulle ferite impedendo la loro cicatrizzazione. Da oggi Cooperazione sarà la nostra parola d’ ordine. Vigileremo con competenza sull’operato del Governo e interverremo per dare supporto e suggerimento. Lavoreremo per la predisposizione di una Legge Elettorale che consentirà ai cittadini italiani di avere governi stabili e democraticamente eletti senza nomine e favoritismi. Lavoreremo, sì, lavoreremo per il bene dell’ Italia. Come accadde dopo la seconda guerra mondiale , in quel momento storico in cui le mani che porgevano mattoni per la ricostruzione erano comuniste, democristiane, liberali. Dovremo dare agli italiani leggi sicure e pene certe e la consapevolezza che entrati in un tribunale troveranno ad accoglierli la Giustizia. Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle il dolore della Divisione ideologica e geografica e compreso che gli italiani, si sentono tali uniti da una bandiera dalle Alpi alla Sicilia. Le nostre intemperanza li hanno infastiditi, i nostri diktat li hanno frustrati e le nostre bagarre li hanno indispettiti. È ora di tirare il freno di questa deriva e fare viaggiare il treno sui binari della correttezza e del rispetto pur nella differenza delle ideologie. Che non possono essere camicia di forza ,ma devono trasformarsi in opportunità di visioni per un miglioramento continuo. La Lombardia coi suoi morti, uccisi dalla ingordigia prima ancora che dal Virus ,devono essere monito per il futuro. Mai più. E che valga per i terremoti, per le alluvioni, per le stragi di mafia, per le morti sul lavoro. Mai più, in nome della Costituzione! _ Un applauso con un boato di condivisione. Tutti insieme appassionatamente a esprimere consenso e propositi di cambiamento.In nome dell’ Italia. Di quel Stringiamoci a Coorte che fece grande un popolo e regalò quel Vangelo Civile le cui pagine racchiudono ogni rinascita. La sveglia suonò! Cavolo ero ancora nella fase …rem…no …nella Fase Due!